Zombie
L’apice della miscelazione Tiki, fra Rum rhapsody, ingredienti segreti, furti intellettuali e taccuini ritrovati. Una storia affascinante per un drink “immortale”.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Inserisci tutti gli ingredienti all’interno della cup del Milkshake mixer e azionalo fino al quasi totale discioglimento del ghiaccio (circa 50-60 secondi). Versa nel bicchiere precedentemente raffreddato e decorate con un ciuffo di menta.
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Indice
L’Alchimista
Per qualcuno la miscelazione è un’arte. Per altri, una scienza. Donn Beach con lo Zombie ci ha mostrato che è per di più una via di mezzo: un’alchimia, questione da stregoni caraibici, gente capace di far resuscitare i morti. Se dopo aver letto la ricetta porterai uno Zombie alle labbra, capirai di avere un incantesimo sulla tua testa e nella tua bocca.
La canonizzazione IBA dello Zombie
Finalmente inserito nella lista IBA con la codifica del 2020, lo Zombie vide la luce nel 1934 nel primo Don The Beachcomber’s aperto a Hollywood da Ernest Raymond Beaumont Gantt (il vero nome all’anagrafe di Donn Beach).
Il cocktail è un esempio perfetto della Rhum Rhapsody introdotta da Donn nella miscelazione e di come uno studio azzeccato e una ricerca costante sulla struttura portante di un drink possano portare a variazioni capaci di entrare nella storia e nei costumi di un’intera società. Nel caso dello Zombie, ci volle l’utilizzo di tre casse e mezzo di rum prima che Donn fosse soddisfatto della sua “creatura”, e non posso fare a meno di notare che la matrice del drink è sicuramente riscontrabile nella ricetta del Planter’s Punch di tradizione giamaicana.
Problemi di popolarità
Lo Zombie fu da subito apprezzato dalla clientela che varcava la soglia del ristorante in stile finto – polinesiano ideato dalla eclettica mente del suo proprietario. Proprio per via della fama che quotidianamente andava irrimediabilmente crescendo, il drink fu presto oggetto di copiature malriuscite e “furti intellettuali”, sia ad opera di aziende produttrici di bevande alcoliche, che lanciarono sul mercato già negli anni ’40 delle versioni già imbottigliate del cocktail, sia ad opera di proprietari di locali senza scrupoli, che presentavano lo Zombie come una loro creazione. L’esempio più eclatante è sicuramente quello che vide protagonista Monte Proser, un impresario di nightclub che aprì la propria catena di ristoranti “Beachcomber” sulla East Coast statunitense, a 3000 miglia dagli avvocati di Donn Beach e che fece conoscere lo Zombie come un drink inventato dal suo barman “the Honorable Mr. Ching” alla New York World’s Fair del 1939.
Massimo due a testa
La questione, come riportato da Jeff Berry nel suo Sippin’ Safari , è che solo una persona sapeva davvero quali ingredienti componessero lo Zombie: Donn Beach stesso.
La sua idea di fornire ai propri barman un ricettario codificato con preparazioni dai nomi indecifrabili fu la chiave del successo ammantato di mistero dietro al drink, insieme ad una costante ricerca di Donn nella continuativa tendenza a migliorare e variare le sue creazioni e al grande spirito di marketing con cui elaborava le idee partorite dalla sua fervida fantasia, prima fra tutte l’indicazione ad un consumo massimo di due Zombie a testa per evitare danni “collaterali”.
Il taccuino di Dick
Lo stesso Beach Bum Berry nei suoi libri narra di come sia stato difficile trovare la ricetta originale del cocktail, destreggiandosi fra versioni semplificate e/o distanti dall’originale, composte da succo di ananas e sciroppo di passion fruit, come quelle del ’50 e del ’56 riportate dal Barbecue Chef di Louis Spievak e dal Cabaret Quarterly, che Donn Beach elaborò per altri ristoratori o autori di opere sulla miscelazione da lui ideata. Donn stesso, nel corso degli anni, rivedrà la ricetta della sua creazione per andare incontro al mutare dei gusti della clientela statunitense.
Ma tutto cambiò nel 2005, quando Jennifer Santiago, figlia di Dick, uno dei più famosi camerieri del Don The Beachcomber’s, assunto nel 1937, tirò fuori dagli effetti personali del padre il taccuino che egli teneva nel taschino della propria camicia durante le ore di servizio. Il manoscritto riportava la ricetta di uno Zombie Punch con accanto la nota “old” scritta a mano, ad indicare che quella versione del drink era quella miscelata prima che Dick venisse inserito nell’organico del locale.
La struttura dello Zombie
Lo Zombie è probabilmente, insieme al Mai Tai di Trader Vic, il cocktail più iconico della miscelazione Tiki: puoi trovare una infinita quantità di libri, blog e siti internet che ne raccontano la storia e le leggende ad esso collegate, che riportano ricette più o meno corrette.
Oggi, lo Zombie rappresenta ancora uno dei punti più alti raggiunti nella storia della miscelazione: l’equilibrio di sapori creato da Donn, giocato sull’acidità del lime, dello zenzero del Falernum e del pompelmo del Don’s Mix #2, sulla dolcezza degli sciroppi di granatina e di cannella, con la nota della farina di mandorle del liquore caraibico e l’aromaticità del Bitters e delle note aniciate sono un perfetto trampolino di lancio per la vera struttura portante del drink, quella sinfonia di Rum che solo un grande esperto poteva sapere portare a risultati così eccezionali.
Indice
Preparazioni home made
Lo Zombie è ricco di prepazioni homa made: Don’s mix #2, sciroppo di cannella, granatina e Falernum, che sicuramente faranno la differenza nella sua buona riuscita.
Occhio al limite
Non più di due a testa 🙂