Whiskey Smash
Dalla prima metà dell’Ottocento alla ri-canonizzazione di fine Novecento, gli Smash ne hanno fatta di strada. Oggi realizziamo la versione ideata da Dale DeGroff.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Sul fondo dello shaker, pesta le fette di limone spremendole dalla parte della buccia, così, oltre al succo, rilasceranno anche gli oli essenziali. Aggiungi gli altri ingredienti e shakera. Effettua una doppia filtrazione (per trattenere eventuali pezzettini di menta) su ghiaccio in un bicchiere basso precedentemente raffreddato. Infine, decora con un ciuffetto di menta e una rondella di limone.
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Indice
Un Julep in minore
Uno Smash “is simply a Julep on a small plan”. Così Jerry Thomas descrive questa famiglia di drink nel suo The Bar-Tenders’ Guide del 1862, primo libro della storia ad occuparsi esclusivamente di bevande miscelate.
E se lo Smash si è ritagliato un posto come pietra miliare della miscelazione è per via della sua popolarità. Probabilmente già preparato intorno agli anni ’30 dell’Ottocento, verso la metà del secolo la sua ascesa sembra inarrestabile: una versione in piccolo del Mint Julep, fresco e dissetante, con abbondante uso di ghiaccio tritato e menta, bevuto da molti esponenti della “buona società” americana in completa trasformazione al tempo, che parlavano di affari o si godevano il proprio tempo libero con un sigaro in una mano e uno Smash nell’altra.
Le tre ricette di Jerry
Thomas ne riporta tre ricette, la prima a base Brandy, la seconda con il Gin (Holland Gin, quindi, Genever) e l’ultima a base Whiskey.
Fino al 1917, anno di pubblicazione di Recipes for Mixed Drinks di Hugo Ensslin, ultima opera in nostro possesso ad essere stampata prima dell’introduzione del Volstead Act e dell’inizio del Proibizionismo, ricette di Smash compaiono in tutti i libri dedicati alla miscelazione, spesso trattati in modo sbrigativo, come a sottolineare quanto fossero prodotti di alto consumo e quindi abbastanza conosciuti da non meritare un approfondimento ulteriore sul loro metodo di preparazione.
La Cocktail Renaissance
Con l’arrivo del Proibizionismo, Smash e Julep vengono relegati nell’oblio e tali resteranno (a parte qualche rara eccezione) anche dopo il 1933, anno in cui l’America ritorna “wet”: probabile che ciò sia dovuto all’evolversi dei gusti dei clienti del tempo, molto più inclini a consumare bevande maggiormente secche (pensiamo all’evoluzione del Dry Martini Cocktail), ritenute a partire da quegli anni decisamente più eleganti e sofisticate.
Solo con la Cocktail Renaissance, dovuta in gran parte al contributo di Dale De Groff e della sua gestione della Rainbow Room, primo bar ad avere ripreso in mano i grandi classici dimenticati della miscelazione fra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 del Novecento, lo Smash riapparirà nell’universo delle bevande miscelate.
Dale De Groff!
Per differenziarlo dal Mint Julep, De Groff però implementa un elemento che nella versione originale non era previsto: l’acidità degli agrumi.
La sua versione dello Smash, che andrà a influenzare quella degli altri barman suoi contemporanei (come ad esempio Jörge Meyer col suo Gin Basil Smash) per giungere così fino a noi, prevedeva alcune fette di limone da pestare con menta e zucchero sul fondo dello shaker, per poi completare il drink shakerando e filtrandolo su ghiaccio tritato. Questa metodologia di preparazione produce un Whiskey Smash dai sapori molto intensi, dove al succo del frutto si uniscono gli oli essenziali presenti nella sua scorza, che si integrano benissimo alla freschezza e aromaticità della menta che va a bilanciare i sentori caldi, vanigliati e di caramello del Bourbon.
Un drink da riscoprire e proporre: non vi deluderà!
Indice
Il ghiaccio
Il buon Dale DeGroff filtra il drink su ghiaccio a cubi, ma per un risultato extra fresco puoi pensare di filtrare su ghiaccio tritato (a patto che sia prodotto da un fabbricatore).