Vodka Tonic
Se ti dicessi che il Vodka Tonic è uno dei long drink preferiti di James Bond, lo rivaluteresti?
- Scheda
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Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti nel bicchiere freddo pieno di ghiaccio e miscela delicatamente. Infine, sprizza il twist di limone.
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Una “breve” storia della Vodka
Russi e polacchi da alcuni secoli si contendono la paternità del distillato più famoso dell’Europa orientale. Se la Russia rivendica una lontana discendenza della Vodka con l’aquavitae importata dai mercanti genovesi che sul finire del Duecento esercitavano un monopolio sui commerci nel Mar Nero, orbitanti intorno alla città portuale di Caffa (oggi Feodosia), la Polonia, da canto suo, farebbe risalire la nascita del distillato nazionale ai primi esperimenti fra i suoi confini, nel XIII secolo, di alcuni fisici e alchimisti rientrati in patria dopo aver completato il proprio corso di studi a Salerno e Montpellier, sedi di importanti scuole mediche.
L’aumento della domanda
Prima del XVI secolo, però, i due Paesi rimasero ancora a lungo grandi consumatori di bevande fermentate, soprattutto birra e vino. Le cose iniziarono a cambiare a metà del Cinquecento. Nel 1552 l’esercito di Ivan il Terribile (1530 – 1584), il primo a fregiarsi del titolo di “zar di tutte le Russie”, debellò quello del rivale Khanato del Kazan: nell’occupazione dei territori conquistati, Ivan rimase colpito dai kabak, il sistema di taverne gestite direttamente dal governo tataro. Deciso a dotare il proprio dominio di un’entrata erariale così tanto cospicua, mise in moto una rivoluzionaria riforma della produzione e del commercio delle bevande alcoliche. Dato che a maggior grado alcolico della bevanda consumata corrispondeva un guadagno più elevato sia per lo Stato che per i gestori delle taverne, questi ultimi iniziarono a spingere il consumo della Vodka fra le differenti fasce della popolazione, aprendo la strada ad una dipendenza economica da singolo prodotto e ad un livello di alcolismo sociale ben raramente eguagliati. Basti pensare che nel XIX secolo un terzo di tutte le entrate di quello che ormai era divenuto l’Impero Russo (e che ora comprendeva anche parte della Polonia) derivavano dalla domanda interna della vodka.
Il primo Proibizionismo
Essendo ormai economia nazionale e salute pubblica legate da un vincolo che ricorda più un cappio che una fune di salvataggio, non sorprende che i governatori dei territori russi fossero ben lontani dal considerare l’ipotesi di ridurre la piaga dell’alcolismo sociale.
Fu solo nel 1914, all’entrata della Nazione nel contesto della Prima guerra mondiale, che lo Zar Nicola II con l’intento di migliorare lo sforzo bellico promosse quello che è considerato il primo esperimento di Proibizionismo mai realizzato da una nazione, rendendo di fatto fuorilegge la produzione ed il consumo del distillato. La conseguente diminuzione di entrate fiscali, in combinazione con un’inflazione elevata causata dall’aumento incontrollato di nuova cartamoneta stampata, portarono la già critica situazione sociale ad esplodere, aprendo la strada a Lenin e ai bolscevichi e portando alla condanna a morte per i membri della famiglia reale.
La Vodka in Europa
Fu proprio durante il fallito tentativo di Nicola II e la decisione di Lenin di voler perorare la medesima causa dello zar, quella cioè di provare a svincolare l’economia della nazione dal consumo del distillato, che molti produttori di Vodka (spesso anche esponenti della nobiltà, il che rappresentava un altro valido motivo per sfuggire alla Rivoluzione d’Ottobre) varcarono i confini russi per stabilirsi in Europa, portando con loro il distillato ed i segreti della sua produzione.
Fra di loro, per via delle implicazioni future che impatteranno sul mercato globale degli alcolici dal Secondo dopoguerra in avanti, è impossibile non citare Vladimir Smirnov, che in Francia modificherà il suo cognome in Smirnoff e avvierà una piccola produzione di vodka secondo le regole di suo padre Pyotr, fornitore ufficiale dello zar e fra i primi ad avvalersi della distillazione continua a partire dal 1867. Dagli anni ’20 del Novecento si stabilì, quindi, una sorta di “contatto continuativo” fra l’Occidente e la “piccola acqua” (questa la traduzione letterale del termine “Vodka”) di tradizione slava.
Sui libri di miscelazione
Non deve sorprenderci, dunque, che prima del 1920 sui libri di miscelazione pubblicati in Europa non vi sia traccia di ricette contenenti Vodka.
La prima menzione del distillato all’interno di una bevanda miscelata appare nel 1923, sul Harry of Ciro’s ABC of Mixing Cocktails scritto da Harry MacElhone quando ancora prestava servizio al Ciro’s di Londra, prima che entrasse nella gestione del New York Bar di Parigi: il drink in questione è lo Yokohama Cocktail, composto da alcuni dash di assenzio, un terzo di Gin, un terzo di succo di arancia e l’ultimo terzo equamente suddiviso fra Vodka e granatina. Si tratta, in sostanza, di un twist su un altro cocktail creato dallo stesso MacElhone, ovvero il Monkey Gland.
Nel 1927 MacElhone scrisse insieme all’illustratore Wynn un altro libro, Barflies and Cocktails: oltre alla ricetta del già citato Yokohama Cocktail, Harry riporta altre tre ricette di bevande miscelate contenenti Vodka, per quanto queste ultime siano in realtà creazioni di clienti abituali del suo locale parigino.
Anche sul The Savoy Cocktail Book di Harry Craddock, edito nel 1930, compaiono 4 drink al cui interno è presente la Vodka, ma la vera svolta stava per avvenire proprio a ridosso di quegli anni.
Appena sette anni dopo, sul Café Royal Cocktail Book e sullo U.K.B.G. Approved Cocktail, entrambi scritti sotto la supervisione di William Tarling, le ricette riportate sono rispettivamente 25 e 15, sintomo che finalmente il distillato russo cominciava a rientrare “nell’armamentario” dei bartender inglesi, che nel volgere di poco tempo lo sdoganarono in tutto il resto d’Europa.
La Vodka e gli Stati Uniti
La popolarizzazione della Vodka negli Stati Uniti d’America ha percorso una strada meno canonica di quella che il distillato aveva intrapreso nel Vecchio Continente. Se, infatti, gli Europei si sono fatti conquistare dalla neutralità della Vodka nel corso di una ventina di anni, negli States il marketing ha fatto il “lavoro sporco” in molto meno tempo.
Vladimir Smirnoff vendette nel 1933 a Rudolph Kunett, un altro espatriato russo che risiedeva in America, i diritti per produrre e commercializzare il proprio brand nel Nuovo Mondo. Avviata la propria distilleria, questa nel 1938 fu acquistata da John G. Martin, executive per la Heublein Inc, una delle maggiori imprese statunitensi del XX secolo produttrici e distributrici di bevande alcoliche.
All’inizio degli anni ’40, Martin e Jack Morgan idearono il Moscow Mule e per mezzo della innovativa campagna pubblicitaria messa in atto da Martin, che prevedeva di girare i bar degli Stati Uniti insegnando a preparare il Moscow Mule e fotografando i proprietari dei locali con in mano l’iconica tazza di rame al fine di mostrare un album di foto sempre più vasto a testimonianza della crescente popolarità ai locali successivi, la Vodka iniziò il suo inarrestabile cammino nel mercato statunitense. Il “white whiskey” (come era inizialmente sponsorizzata la vodka) della Smirnoff, nel 1978, divenne il distillato più consumato in tutta la nazione.
Vodka Tonic e James Bond
Sono sicuramente di dominio pubblico l’importanza e l’impatto che James Bond e Ian Fleming, l’autore dei romanzi che hanno come protagonista la spia britannica più famosa del mondo, hanno avuto nei confronti della popolarizzazione della Vodka a partire dagli anni ’50 del Novecento, grazie anche alla frase di culto “agitato, non mescolato” che ha reso iconico il Vesper Martini.
Ma non tutti sanno che anche il Vodka Tonic è uno dei drink più apprezzati dal personaggio letterario: in ben due libri della saga, Thunderball del 1961 e On Her Majesty’s Secret Service del 1963, infatti, l’agente segreto Bond ordina e consuma un Vodka Tonic, in entrambe le situazioni “sporcato” con alcune gocce di Bitters.
Il successo degli anni ’80
A partire dalla penultima decade di Novecento, il Vodka Tonic è penetrato così tanto fra le preferenze della clientela, prima britannica e poi internazionale, da scalzare il Gin Tonic dal gradino più alto del podio delle ordinazioni di bevande miscelate.
A veicolare questo successo, secondo alcuni massmediologi, oltre all’inarrestabile successo del distillato di origine esteuropea proprio di quegli anni e ai film hollywoodiani in cui Sean Connery interpreta James Bond, avrebbero contribuito anche alcuni show televisivi, soprattutto la serie Minder, andata in onda dal 1979 al 1994 per dieci stagioni. Uno dei due protagonisti della sit-com, Arthur Daley, interpretato da George Cole, è solito consumare “V.A.T.” (acronimo di “Vodka And Tonic”, ma anche di “Value Added Tax”, ovvero l’IVA britannica) al Winchester Club senza mai pagarli, facendo seguire la propria comanda da un “stick on the slate”, traducibile con “segnamelo”.
Oggi non è una bevuta richiesta come il Gin Tonic, ma comunque molto diffusa.
Indice
Ingredienti freddi!
Utilizzare una Vodka ed una tonica già fredda ti permetterà di mantenere più a lungo l’effervescenza e sciogliere il ghiaccio più tardi, limitando la diluizione del drink.
Quantità della Vodka
Per una bevuta equilibrata, ti consiglio di utilizzare una quantità di Vodka compresa tra i 40 e 50 ml, altrimenti il drink rischia di diventare troppo potente.