
Spritz
L’aperitivo italiano per eccellenza e araldo del Bel Paese in tutto il mondo. Bartender, è arrivato il momento di mettervi il cuore in pace!
- Scheda
- Storia
- Note
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa gli ingredienti nel bicchiere freddo colmo di ghiaccio e mescola. Infine, decora con uno spicchio di arancia.
Info
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Indice
Elemento di Costume
Non poteva mancare una scheda tecnica sul drink più snobbato dai bartender di tutta Italia ma, ahi voi, credo sia arrivato il momento di mettervi il cuore in pace e di cominciare a trattare con dignità il cocktail più iconico al mondo del Belpaese e delle sue connessioni con la dolce vita.
Da circa un decennio, infatti, lo Spritz ha varcato i confini nazionali per raggiungere la patria della miscelazione moderna, gli Stati Uniti (e di conseguenza tutto il resto del mondo), per diventare vero fenomeno di massa e di consumo, rielaborato in numerose varianti (si, anche nella versione “frozen”) e forse secondo per popolarità solo al Cosmopolitan di fine anni ’90 e inizio millennio.
Capisco che risulti ancora frustrante vedersi arrivare delle comande alle undici di sera al bancone del bar in cui, fra due birre, tre cola e un Gin Tonic, facciano ancora capolino 4 Spritz, ma ormai la connessione della bevanda miscelata con un concetto di tempo speso in spensieratezza e convivialità è troppo più concreta e forte della tua necessità di metterti alla prova con Corpse Reviver #2, Sazerac o l’ultimo twist a base Mezcal di tua ideazione.
Ricorda sempre che il protagonista delle tue serate dietro al bancone è pur sempre il cliente: datti pace e cerca di rendere l’esperienza dei tuoi avventori sempre piacevole e piacevolmente ricordabile.
Le origini
Sulla storia dello Spritz si sono già spese molte parole: sia riguardo ai soldati austriaci, dislocati in Veneto e in Lombardia dall’inizio del’700 a seguito della Guerra di Successione Spagnola, e al loro modo di consumare i vini di quelle terre addizionandoli con l’acqua per abbassarne la gradazione alcolica, che risultava troppo elevata per le loro abitudini (prime fra tutte la birra e i vini della Valle del Reno), da cui deriverebbe lo stesso nome del drink, dal tedesco Spritzen, inteso come “allungare” con l’acqua; sia sulla tendenza dagli inizi degli anni ’20 del secolo scorso di caratterizzare regionalmente e urbanamente l’unione di acqua e vino miscelandola con gli amari e/o gli aperitivi tipici di ogni zona geografica, dai padovani Aperol (del 1919) e Cynar (1948), al veneziano Select (1920) fino al milanesi Bitter rosso milanese.
Sfatiamo qualche mito
La leggenda che vedrebbe la sua origine legata alle truppe austriache nel Regno Lombardo-Veneto non regge. Il Regno è esistito dal 1815 al 1866. Il primo produttore italiano di vino spumante (dolce e realizzato con metodo classico) fu Carlo Gancia, nel 1851, mentre solo nel 1895 Martinotti brevettò il metodo di rifermentazione con cui da sempre si produce il Prosecco. Il seltz e l’acqua frizzante, per quanto già conosciuti a partire dalla fine del ‘700, furono imbottigliati industrialmente in Europa a partire dal 1868, e solo dal 1890 in Italia.
Ciò che probabilmente le truppe austriache consumavano non era nient’altro che vino bianco fermo allungato con acqua liscia, abitudine che risale ai tempi degli antichi greci e romani.
Lo Spritz che oggi misceliamo è figlio del boom economico dell’Italia, fra gli anni ’50 e ’70 del Novecento, quando Prosecco, bitter aperitivi, soda/acqua frizzante e ghiaccio erano alla portata di moltissimi bartender dell’epoca.
Inizialmente fenomeno locale di esclusive zone del Veneto, a partire dagli anni ’80 lo Spritz comincia ad essere miscelato anche in altre regioni del nord Italia, spesso in varianti che prevedevano l’utilizzo di liquori/amari tipici. Solo con l’acquisizione di Aperol da parte del Gruppo Campari nel 2003, le politiche di marketing dell’azienda hanno portato lo Spritz alla fama nazionale ed internazionale che oggi conosciamo.
La canonizzazione IBA dello Spritz
Dal 2011 lo Spritz è stato inserito nella lista dei drink IBA con il nome di Spritz Veneziano andando, come accennato ad inizio scheda e grazie alle campagne pubblicitarie di grandi multinazionali, a conquistare i clienti ai quattro angoli del mondo che ritrovano nell’invitante colore arancione del drink un momento di conforto e svago dai frenetici ritmi della società contemporanea.
Nella codifica del 1986 compare nell’elenco dei cocktail internazionali lo Spritzer, composto per metà di “Vino bianco secco” e per metà di soda water.
La struttura
Per quanto la struttura a base di tre ingredienti dia l’impressione di prestarsi poco alle variazioni, la grande quantità e varietà di amari, Bitter e Bitter aperitivi che negli anni ha cominciato ad alimentare il mercato interno nazionale dona allo Spritz la capacità di declinarsi in maniera quasi infinita, in una sfilza di versioni connotate dai sentori delle materie prime che ogni zona d’Italia è capace di produrre per la realizzazione dei suoi prodotti tipici.
Indice
Quale è il miglior Bitter per lo Spritz?
Bitter aperitivo a 11% vol: scelta per chi desidera un classico Spritz adatto a tutti.
Bitter aperitivo a 18% vol: scelta per chi desidera uno Spritz con le note bitter leggermente più marcate e qualche grado in più
Bitter rosso 25%: scelta per chi desidera una Spritz con le note amare decise ed una gradazione più importante
La soda per lo Spritz?
Una piccola quantità che serve ad allungare la bevanda. Si può anche pensare di non utilizzarla per dare più risalto al resto degli ingredienti: io stesso in passato e in alcuni libri che ho scritto non la menzionavo nemmeno.
Il prosecco per lo Spritz?
Uno ottimo prosecco farà sicuramente la differenza. Ti consiglio di evitare vini troppo economici o di bassa qualità.
Il bicchiere per lo Spritz?
Io sono solito preparalo in un bicchiere basso da 350 ml circa, ma il classico calice da vino, standard per molti, va benissimo.