Reverse Manhattan
La riscoperta di una struttura primordiale del Manhattan, miscelata nuovamente a partire dall’interesse per la miscelazione pre-Proibizionista sorto all’inizio del Nuovo Millennio.
- Scheda
- Storia
- Note
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti in un mixing glass ben freddo, stirra con ghiaccio a cubetti e filtra in una coppetta ghiacciata. Infine, sprizza il twist di arancia.
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Indice
Il passato ritorna
Basterebbe questa massima da spiritualità orientale per indirizzarci sulla storia, l’evoluzione e il ri-proponimento di questa versione di uno dei drink senza tempo della miscelazione mondiale.
Come già riportato sulla scheda inerente al Manhattan, il drink ebbe nel corso dei primi anni dalla sua creazione una natura informe ed in perenne mutamento: la prima menzione a stampa sul libro del 1884 sul The Modern Bartender’s Guide di O. H. Byron riporta 2 ricette, la No.1 con whiskey e vermouth francese in rapporto 1:2 e la No.2 con vermouth italiano in proporzione uno a uno col distillato americano.
Jerry Thomas nel 1887, sul suo The Bar-Tender’s Guide presenta anch’egli una ricetta in cui il Vermouth viene miscelato in quantità doppia rispetto al Rye whiskey, facendone il primo a definire una esplicita categoria di distillato statunitense nella miscelazione del Manhattan.
Nel 1888, sul New and Improved Bartender’s Manual, Harry Johnson miscela (oltre all’Orange bitters, gum syrup e Curaçao o Assenzio) Whiskey e Vermouth in medesime quantità, ma senza specificare la tipologia di Vermouth utilizzata.
Si deve invece a Harry Craddock e al suo The Savoy Cocktail Book del 1930 la canonizzazione della ricetta che dalla Seconda guerra mondiale in poi è divenuto il riferimento per intere generazioni di bartender ai quattro angoli della terra.
Reverse Manhattan
Il Reverse Manhattan, come ci suggerisce il nome, ribalta la struttura del cocktail di Craddock, strizzando l’occhiolino all’imperituro Jerry Thomas e al misterioso O. H. Byron.
Complici per questa ritrovata versione del drink sembrano essere sia il rinato interesse per la miscelazione americana pre – proibizionista, che a partire da fine anni ’90 ha cominciato a fare capolino in quei locali che poi hanno lanciato la tendenza che da più di vent’anni foraggia il mondo del bartending, sia la grande quantità e qualità di Vermouth che a partire dal 2010 è stata riproposta su mercato internazionale, causata dalla riscoperta di questo antico ingrediente per lungo tempo dimenticato, snobbato o mal prodotto.
Non è per nulla difficile al giorno d’oggi trovare il Reverse Manhattan sulla lista dei locali che hanno sviluppato un’attitudine per la miscelazione, consapevoli del fatto che gran parte del successo del risultato finale è da imputare alla presenza predominante del vermouth, oggi sempre più apprezzato dalla clientela e riproposto dai bartender, consci di possedere un prezioso alleato dietro al bancone.
Kara Newman, i Nightcap e il “Berretto da notte”
Kara Newman, scrittrice di cocktail, nel suo libro Nightcap del 2018, riporta la ricetta di un Reverse Manhattan che chiama “Berretto da notte“, spiegando che è un nome più elegante che “Reverse Manhattan”.
In inglese Nightcap (berretto da notte) è un termine gergale che fa riferimento all’ultima consumazione della serata, ovvero a quei drink con cui concludiamo la nostra giornata e ci indirizziamo verso il letto di casa.
La versione che riporto, arricchita da Orange Bitters, è proprio quella di Newman.
Indice
Rye Whiskey
Nei Reverse Manhattan meglio utilizzare un Rye Whiskey, che coi suoi gradi in più rispetto al Bourbon e al carattere più spigoloso, regge meglio la quantità più importate di Vermouth dolce rosso.
Quale Vermouth?
Un classico Vermouth dolce rosso. Nel suo libro Newman consiglia l’utilizzo di Cocchi Storico.