Red Hook
Da Napoli a New York, passando per Londra, sotto lo sguardo di Dick Bradsell e Sasha Petraske: Vincenzo Errico è stato il bartender italiano all'estero più influente all’inizio del Nuovo Millennio.
- Scheda
- Storia
- Note
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti in un mixing glass ben freddo, stirra con ghiaccio a cubetti e filtra in una coppetta ghiacciata.
Info
Famiglia
Tipologia
Creatore
Periodo storico
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Indice
Ad inizio carriera
Per Vincenzo Errico la miscelazione è stata una chiamata da parte del destino, un destino che lo ha portato a lavorare con alcuni dei più grandi, importanti e innovativi barman degli ultimi vent’anni, Sasha Petraske e Dick Bradsell su tutti gli altri.
Originario di Napoli, a 18 anni decide di partire per Londra lasciando il futuro dell’azienda di famiglia, nel settore delle vernici, nelle mani dei propri genitori. La cospicua cifra in lire italiane con cui è arrivato nella capitale, al cambio con la sterlina britannica, si rivela poca cosa una volta anticipati i primi mesi di affitto e qualche spesa emergenziale, e così si ritrova per il proprio sostentamento subito assorbito dal mondo della ristorazione, soprattutto come “bus boy”, vista la poca iniziale dimestichezza con la lingua inglese (fattore questo che in realtà verrà tramutato da Errico in un punto a suo favore quando le cose cominceranno a farsi davvero serie per lui).
“Meeting Bradsell”
Dopo alcune esperienze poco entusiasmanti, intorno al 2000 viene assunto al Match Bar gestito da Dick Bradsell e qui comincia la sua ascesa: osserva i bartender più esperti lavorare, assorbe tutto quello su cui i suoi occhi curiosi si possono posare e muove i primi passi dietro al bancone, prima come “bar back” e infine, esperienza dopo esperienza, alla postazione di produzione di drink miscelati.
“Following Sasha”
Nel 2002 Sasha Petraske è a Londra per lanciare la filiale britannica del suo locale newyorkese, il Milk & Honey, anche nella capitale del Regno Unito. In quell’occasione Sasha conosce Errico, lo assume per il bar di prossima apertura e dopo un anno, nel 2003, gli chiede di seguirlo a New York per lavorare al suo progetto iniziale.
Errico accetta (come si fa a dire di no a Petraske?), vola nella Grande Mela e si ambienta così prontamente all’atmosfera cittadina e alle tendenze in fatto di miscelazione e gusto newyorkese che pochi mesi dopo il suo arrivo crea il Red Hook.
La toeria degli ingredienti scomodi
Nel parlare direttamente con Errico alla ricerca di più informazioni corrette possibili per la realizzazione della scheda tecnica del drink, una cosa mi ha affascinato e lasciato una importante lezione: Vincenzo, nella creazione dei suoi cocktail, è sempre partito da un ingrediente che ha sempre avuto qualche difficoltà ad apprezzare.
Nel caso del Red Hook, l’ingrediente incriminato fu il Maraschino. Troppo secco e prepotentemente aromatico, ha ammesso che i drink preparati con questo elemento non hanno mai sviluppato un riscontro positivo nel suo palato. Quale migliore modo per esorcizzare qualcosa che fatichiamo ad apprezzare se non studiandolo in profondità: e così decise di fare Vincenzo. Cominciò a degustarlo in purezza, per fare in modo che tutte le sfumature contenute nel prodotto si rivelassero ai suoi sensi e, in un secondo momento, quando la conoscenza gli sembrava abbastanza approfondita, iniziò a ricercare dei possibili accostamenti.
All’epoca, nel frigorifero del Milk & Honey, vi era una bottiglia inutilizzata di Punt E Mes: Errico la prese, la aprì e fece la stessa cosa che fece nei confronti del Maraschino. La studiò. Sulla sua lingua il Vermouth lasciava un sentore finale di ciliegia che lo convinse senza esitazione a tentare un abbinamento. Funzionava. Mancava il corpo alla struttura del drink, che Vincenzo ritrovò nella spigolosa natura del Rye Whiskey che andava a contrastare e smorzare le noti dolci degli altri ingredienti: il Red Hook sembrava funzionare.
Dato che il Milk & Honey non prevedeva un menù, era compito dei bartender interagire coi clienti e scoprire le loro preferenze gustative. Errico propose il drink, gli avventori ne furono entusiasti e cominciarono a chiederlo in altri locali di New York, alimentando in maniera del tutto naturale la fama della creazione del bartender napoletano.
L’origine del nome
Decidendo di chiamare il suo cocktail Red Hook (dal nome di una zona di Brooklyn molto frequentata da italiani), Errico rilanciò anche una moda che era stata smarrita dai tempi del pre – proibizionismo: quella di utilizzare il nome di quartieri e zone della città come nomi delle bevande miscelate, tendenza a cui nel corso degli anni successivi si ispirarono altri bartender per la realizzazione del Bushwick, del Cobble Hill, del Greenpoint e del Little Italy.
Indice
No garnish
Vincenzo Errico è solito precisare che il drink nacque senza alcun tipo di decorazione. Se proprio non puoi fare a meno di un elemento di guarnizione, lui consiglia l’utilizzo di una ciliegia al maraschino.
Quale Vermouth per il Red Hook?
Oggi Punto e Mes non è più un Vermouth, ma un aperitivo a base Vino. Vi consiglio di utilizzare un Vermouth dolce rosso classico.