Alpestre: testiamo i loro prodotti!
7 Signature cocktail originali con i prodotti Alpestre: London Dry gin, Gin Alpino, Bitter Rosso, Vermouth di Torino Bianco e Vermouth di Torino Rosso, Liquore di erbe verdi.
Indice
Alpestre
Tutti conosciamo il classico liquore Alpestre, completamente naturale e arricchito da un intenso profumo di erbe. Per apprezzarne appieno le qualità olfattive e aromatiche, è consigliabile servirlo in un bicchiere appropriato. Degustato in piccole quantità, è in grado di rilasciare tutti i benefici delle sue erbe fresche, distillate nella loro forma più pura ed anche in miscelazione trova applicazioni interessanti!
Ormai da qualche anno Alpestre ha arricchito la gamma, introducendo gin, vermouth e l’ultimo arrivato liquore di erbe verdi dall’alta gradazione: Certosa.
Alpestre e Fulvio Piccinino
Quando sono venuto a conoscenza del fatto che dietro alle ricette dei gin, dei vermouth e del bitter di casa Alpestre c’era la mano di Fulvio Piccinino, non stavo più nella pelle dalla voglia di sperimentarli in miscelazione.
Fulvio è una delle personalità più eclettiche nel settore delle bevande alcoliche del nostro Paese: è autore di libri-cardine in fatto di materia merceologica, come Saperebere, Il Gin Italiano, Amari e Bitter, Grappa e Brandy – Storia e produzione dei figli del vino e Il Vermouth di Torino, tutti editi da Graphot; è stato uno dei fautori dietro alla riscoperta e al rinnovato apprezzamento nei confronti del vermouth piemontese e delle altre regioni dello Stivale; conosce i segreti della distillazione e possiede un infinito archivio di ricette storiche di liquori, amari e distillati; ha una conoscenza tale della botanica da fare invidia ad un erborista; tiene masterclass su gin, grappa e vermouth nella sua Torino e da qualche anno ha deciso di dedicarsi all’apicoltura e alla produzione di miele. Insomma, stiamo parlando di una enciclopedia vivente che cammina sulle proprie gambe.
A chiamarlo alla realizzazione della nuova linea di Alpestre è stata Onesti Group, azienda di distribuzione di bevande alcoliche con sede a Fiorenzuola d’Arda, che nel 2013 ha acquisito lo storico marchio con l’obiettivo di diffonderne la qualità dentro e fuori i confini nazionali. La collaborazione è nata nel 2017, quando a Fulvio venne chiesto di rimettere mano alla ricetta dell’omonimo Alpestre, centerbe invecchiato per almeno 4 anni e privo di zuccheri aggiunti. Nel 2019 Onesti Group e Piccinino hanno cominciato a lavorare ad una nuova proposta di gin, vermouth e bitter del brand, che si è concretizzata nel 2023 con il lancio di due gin (London Dry Gin e Gin Alpino), due vermouth di Torino (bianco e rosso) ed un bitter.
Ho avuto la fortuna di poter raggiungere telefonicamente Fulvio per chiedergli qualche informazione in più sulle formulazioni e sul processo creativo alla base delle nuove etichette. Ed ecco quanto sono riuscito a scoprire.
Vermouth di Torino Bianco
Partiamo dal Vermouth di Torino Bianco, una struttura che lo stesso Fulvio ha definito “classica”, con l’aggiunta di fiori di sambuco, rosa e coriandolo. Proprio quest’ultima materia prima mi ha dato l’aggancio per sviluppare la ricetta di Torino-Delhi: al vino fortificato ho provato ad accostare le note speziate del Chai Tea (tipica preparazione del Subcontinente indiano che prevede di far bollire insieme alle foglie della Camellia sinensis cardamomo, cannella, chiodi di garofano, pepe e zenzero) e quelle amarognole dell’acqua tonica. Una piccola quantità di sciroppo di zucchero ed un twist di limone rendono questo Long drink di una piacevolezza davvero universale.
Vermouth di Torino Rosso
La versione rossa del Vermouth di Torino è invece connotata da una formulazione che richiama più da vicino gli esperimenti dei liquoristi coevi alla fondazione dell’azienda, avvenuta nel 1857 in Francia. Per quanto i frati maristi autori della prima ricetta di Alpestre, all’epoca conosciuto con il nome di Arquebuse de L’Hermitage, non si dedicassero alla produzione del vermouth, Fulvio ha ipotizzato che qualora avessero voluto realizzarlo si sarebbero fatti ispirare dai produttori del periodo, che rendevano più accattivanti le loro proposte con l’ausilio di rare e costose spezie. Ecco che cannella, chiodi di garofano, vaniglia e cardamomo rientrano allora fra le botaniche di questo vermouth rosso, anche se in maniera ridotta rispetto alle norme del passato. Il rischio, come Fulvio stesso mi ha ammesso, sarebbe stato quello di donare all’etichetta un sapore che richiamasse troppo il “vin brulè”.
Cannella e chiodi di garofano sono due degli ingredienti che rientrano nelle formule dei più utilizzati aromatic bitters della miscelazione. Da questa idea è nato l’abbinamento fra vermouth e bitters aromatico, allungato con il chinotto, per alleggerire la bevuta, donargli una sensazione di freschezza per mezzo dell’anidride carbonica e richiamare l’amaro conferito al vermouth dall’assenzio. Ho chiamato la ricetta VermOtto.
Il Bitter
Abbiamo parlato di vermouth: non ci resta che continuare con il bitter. Anche in questo caso, Piccinino ha voluto descrivermi la struttura del prodotto come “classica”, giocata sulla macerazione di genziana ed agrumi, ma tagliata in finale con una percentuale di Alpestre invecchiato. Il risultato è un amaro che si distacca notevolmente dalle note dei canonici prodotti da miscelazione. Proprio la sensazione agrumata del Bitter Alpestre mi ha condotto allo sviluppo di Zagara (nome mutuato da quello dei fiori delle piante del genere Citrus), un Easy sour che all’etichetta di Onesti Group affianca la spremuta di arancia e il sentore delicato dei fiori di sambuco, ricavato dal liquore che ho inserito nella ricetta.
L’ora del Gin
Concludo con i due gin di Alpestre: il London Dry gin e il Gin Alpino. La formulazione del primo è stata elaborata con la volontà di inserire una nota floreale marcata, che rendesse questo London Dry più delicato e gentile: un vero passpartout per la miscelazione, giocato sui sentori della camomilla e dell’iris. Il signature Calmo prende le mosse (ed il proprio nome) proprio dalle note della camomilla, che ho aggiunto alla ricetta sotto forma di sciroppo, una delle preparazioni home made più facili ma dall’impatto aromatico più decisivo. Succo di limone fresco e spremuta di pompelmo costituiscono la componente acida di questo Collins, che viene armonizzato dall’aggiunta di alcuni ml di bitter rosso e alleggerito dalla soda al pompelmo rosa, per una nota di freschezza maggiore.
Ho volutamente lasciato la trattazione del Gin Alpino per ultima perché, come mi ha raccontato Fulvio, è stato il prodotto con la genesi più complessa, ma sicuramente quello che gli ha dato le soddisfazioni maggiori una volta elaborato, come ho potuto leggere nelle inflessioni della sua voce mentre proseguiva il suo racconto. Nella mente del suo creatore si era manifestata l’idea di dare origine ad un gin con una inequivocabile impronta in “stile Alpestre”: le prime prove furono quelle dedicate alla sperimentazione per aromatizzare il distillato con le erbe che caratterizzano il bouquet di Alpestre. Ma i primi tentativi non restituivano a Piccinino il gin che aveva in mente. La santoreggia, il timo serpillo e la lavanda non riuscivano a rendere in maniera convincente i loro sentori profumati all’interno del prodotto finale.
Abbandonato momentaneamente il progetto, Fulvio trovò la soluzione alla questione qualche tempo dopo, quando per un’altra collaborazione stava procedendo alla decolorazione con carbone e bentonite di un brandy invecchiato 38 anni. Provò ad applicare lo stesso procedimento ad Alpestre invecchiato, che infine ha blendato con un gin preparato con solo ginepro, coriandolo e angelica. Le note aromatiche ora lo convincevano molto di più e, finalmente, il Gin Alpino vide la luce.
Proprio sulle note di lavanda, che non entusiasmarono Fulvio nelle prime sperimentazioni, ho voluto trovare un un abbinamento con le more e l’acqua tonica per Violetto, un twist sul Gin Tonic che lascia sorpreso qualsiasi cliente al primo assaggio.
Per concludere questo articolo, non posso che fare nuovamente luce sulla qualità dei prodotti della linea Alpestre sviluppati da Fulvio, che si distinguono per la pratica versatilità, uno studio che non rimane nascosto fra le pieghe dello sviluppo delle ricette e una semplicità di fruizione che non sminuisce la complessità aromatica delle etichette di gin, vermouth e bitter. Una bellissima collaborazione, che mette nelle mani di noi bartender una selezione che raramente ha raggiunto risultati così elevati.
Alpestre Certosa
La Certosa Alpestre è un distillato d’erbe che racchiude in sé l’antica sapienza erboristica monastica e un profondo legame con le montagne. Più che un semplice liquore, è un vero e proprio elisir aromatico.
Il suo cuore è una miscela segreta di 34 erbe officinali alpine, attentamente selezionate e distillate per massimizzarne le proprietà. Tra le botaniche più rilevanti si distinguono menta, melissa, timo, lavanda, finocchio, ginepro e genepì.
- Aroma: Il profumo è intenso e balsamico, aprendosi con erbe fresche, agrumi e sentori di pino e sfumature floreali tipiche dell’ambiente montano.
- Gusto: Al palato, è un distillato potente e vibrante. Si distinguono nettamente le note di menta, melissa e genepì, seguite da una ricca componente balsamica. Il sapore è erbaceo, complesso e ben equilibrato tra dolce, amaro e rinfrescante, con un finale persistente che lascia una sensazione di freschezza.
La storia di Alpestre inizia nel 1857 in Francia, dove Fratel Emanuele dei Fratelli Maristi, esperto di erbe, creò la ricetta segreta, originariamente chiamata “L’Arquebuse”.
All’inizio del Novecento, l’arte della distillazione fu portata in Italia, a Carmagnola (Torino). Qui, nel 1904, venne fondata la moderna distilleria e il prodotto fu rinominato “Alpestre” per motivi storici e normativi.
La Certosa Alpestre è l’ultima nata della gamma, un tributo che celebra l’identità più pura e secolare di questa tradizione dei monaci distillatori.
Certosa Alpestre è distribuita da Onesti Group ed è disponibile presso Gringo e Colazione.