Derby Cocktail
Una versione di Dry Martini Cocktail aromatizzata alla menta e alla pesca e collegata al circuito della Triple Crown, le corse ippiche più famose degli Stati Uniti.
- Scheda
- Storia
- Note
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Shakera tutti gli ingredienti e filtra in una Coppetta Martini ghiacciata.
Info
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Indice
La Triple Crown
Il nome di questo drink ci riporta subito alle corse di cavalli della Triple Crown, una serie di tre gare di ippica riservata ai purosangue da corsa di età massima di tre anni. La Triple Crown più famosa del mondo è quella che si svolge negli Stati Uniti, costituita dal Kentucky Derby, dal Preakness Stakes e dal Belmont Stakes: vincere tutte e tre le gare e aggiudicarsi la “triplice corona” è considerata la più grande realizzazione per la carriera dei cavalli e dei fantini partecipanti. Ma oltre ad essere un evento sportivo, le tre gare sono uno storico e altolocato evento mondano, in cui gli spettatori si riuniscono una volta l’anno per adempiere alle proprie formalità sociali e per degustare i drink simbolo che ogni singola corsa possiede (il Mint Julep, per esempio, è il cocktail ufficiale del Kentucky Derby).
Le testimonianze
Il Derby Cocktail appare per la prima volta nel 1923 sulle pagine del ABC of Mixing Cocktails di Harry MacElhone, che ne aggiudica la paternità nel 1903 a E. G. De Gastreaux del Canal and Vine Street di Cincinnati. MacElhone ne riporta la ricetta con tecnica stir and strain e decorata con un’oliva. Il Derby cocktail verrà poi ripreso nel 1930 anche dal The Savoy Cocktail Book di Harry Craddock, che lo prepara però con tecnica shake e sprovvisto dell’oliva in decorazione.
La struttura
Il drink risulta essere una versione molto aromatica di un Dry Martini Cocktail miscelato senza vermouth. I profumi balsamici della menta e i sentori dolci della pesca si integrano benissimo fra di loro (come anche un famoso drink Tiki ci ha insegnato: il Missionary’s Downfall) e affidano il loro apporto aromatico alle note secche e botaniche del London Dry gin. Un drink potente sotto il punto di vista alcolico, certo, ma tutto sommato reso più affrontabile da una corretta aromatizzazione del distillato. Per quanto riguarda la sua canonizzazione a livello internazionale, il Derby Cocktail ha avuto un successo altalenante all’interno delle codifiche IBA: presente nella lista a partire dalla prima edizione del 1961, ne venne escluso nelle tre successive (1986, 1993 e 2004), per poi venire riabilitato nella quinta codifica (2001) per poi successivamente venirne di nuovo estromesso con quella del 2020.
Indice
“Con un poco di zucchero…”
Alcune ricette riportano l’utilizzo opzionale di 10 ml di sciroppo di zucchero per ingentilire la bevuta.
Tecniche a confronto
È possibile trovare il drink preparato con tecnica Stir: se vuoi provare a realizzarlo, inserisci le foglie di menta e il distillato all’interno del Mixing Glass e, come per altre bevande miscelate (vedi il Mojito), lavora i due ingredienti in modo che gli oli essenziali della pianta vadano ad aromatizzare il London Dry gin. Finito il procedimento, aggiungi il bitters alla pesca, il ghiaccio, diluisci e raffredda quanto basta. Infine, servi filtrando in una coppetta ghiacciata.