Suffering Bastard (Trader Vic)
Trader rielabora il suo Mai Tai e inventa un nuovo modello di business.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Shakera tutti gli ingredienti con ghiaccio tritato e versa senza filtrare nella Tiki mug fredda. Qualora necessario (se il livello del drink è troppo basso), colma con dell’altro ghiaccio tritato. Infine, decora con un ciuffo di menta.
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Indice
Il peso della suggestione
Lo so, fa strano vedere la ricetta di un Suffering Bastard ideata da Trader Vic, quando abbiamo già affrontato nella scheda del Suffering Bastard di Joe Scialom le vere origini del drink, ma se ti fermi un attimo a ragionare ti assicuro che questa sensazione di straniamento svanisce velocemente pensando a Trader e al suo talento imprenditoriale. Per quanto sia conoscenza comune che Trader non abbia inventato la miscelazione Tiki, è innegabile asserire che Vic è stato colui che l’ha resa mainstream, proprio perché, a differenza di Donn Beach (che è effettivamente il padre di tutto il movimento in stile finto-polinesiano, ma con un senso per gli affari decisamente altalenante), Vic ebbe un concetto di business molto più concreto.
Stesso nome, ricette diverse
E non solo per la capacità di realizzazione delle proprie idee, ma anche nel captare le tendenze di mercato, assimilarle, rielaborarle e di proporle alla sua clientela in una veste completamente nuova, e spesso più efficace della versione originale. Ecco, il suo Suffering Bastard è la prova concreta di quanto appena scritto: non è altro, infatti, che un Mai Tai (proprio da lui ideato nel 1944) con l’aggiunta di rum agricolo ambrato, rinominato Suffering Bastard per cavalcare la popolarità del drink di Scialom, che molto spesso Trader Vic sentiva ordinare dai clienti di ritorno dalle strutture in cui l’avevano assaggiato preparato da Scialom in persona. Tutto qui? No, perché il vero colpo di marketing di Vic è stato l’ideazione di un bicchiere specifico dedicato al drink: una Tiki mug che raffigura una figura umanoide in stile idolo polinesiano che regge la propria testa fra un paio di braccia stilizzate (conosciuta con il nome di Mai Tai Joe), ad interpretare la classica sensazione di stordimento che si prova in hangover.
Exit through the gift shop
Se ci pensi, già negli anni ’50 e ’60 (realisticamente quelli in cui il Suffering Bastard di Trader Vic vide la luce) bere in un bicchiere del genere rappresentava già una potente leva di marketing, ma Vic spostò “l’orizzonte un pochino più in là”, ed ebbe il colpo di genio. Cominciò a vendere la Tiki mug del suo Suffering Bastard all’interno dei gift shop dei propri locali, permettendo così ad ogni cliente di portare a casa il bicchiere come souvenir per esporlo fra i muri di casa, per mantenere vivida l’esperienza nei ricordi o per stuzzicare la curiosità di eventuali ospiti, che spesso si recavano nel Trader Vic’s più vicino per assaggiare il drink e per portare a casa a loro volta il bicchiere. Solo per darti un’idea di quanto funzionò questa trovata pubblicitaria, ti basti pensare che il Suffering Bastard di Trader Vic ben presto superò in popolarità la versione di Joe Scialom, e lo stesso Scialom ammise in alcune interviste che sempre più spesso i clienti che gli ordinavano un Suffering Bastard esigevano che venisse preparato secondo la ricetta di Trader. E Scialom, da grande professionista dell’ospitalità, esaudiva le richieste dei clienti senza batter ciglio.
La struttura
Al primo sorso, il Suffering Bastard di Trader Vic si presenta con una nota vivace, grazie al succo di lime che taglia la dolcezza degli altri ingredienti. Il rum giamaicano ambrato emerge con il suo carattere audace e funky, portando sentori di frutta tropicale matura, spezie e un tocco leggermente affumicato. Subito dopo, il rum tradizionale ambrato aggiunge profondità, con note di vaniglia e caramello, creando una base morbida e rotonda, mentre il rum agricolo ambrato completa il trio con la sua distintiva nota erbacea e terrosa, che ricorda la canna da zucchero appena tagliata, aggiungendo un tocco di freschezza. L’orzata avvolge il tutto con la sua cremosità e un sapore di mandorla delicato, mentre il liquore all’arancia aggiunge una nota agrumata complessa e un tocco di dolcezza.
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E se non ho la Tiki mug?
Non disperare, puoi tranquillamente servire il drink in un Double Rock glass.
Orzata?
Chiamala come vuoi: orzata o sciroppo di mandorle. L’importante è sapere che se clicchi qui puoi scoprirne la ricetta.