La Storia dei Cocktail – Prima parte

Invenzione o Evoluzione? Quanto è giusto parlare della nascita di un Cocktail? Metto alcuni capisaldi alla Storia dei drink.

Indice

    Termini confusi

    Nelle mie consultazioni di libri dedicati alla miscelazione o nel mio navigare su siti internet specialistici, mi è spesso capitato di incontrare l’utilizzo dei termini “Classico contemporaneo”, “Modern cocktail” o semplicemente l’aggettivo “Classico” in relazione ad una ricetta. Con mio grande dispiacere, mi sono fin da subito reso conto che pochi libri ed ancora meno siti spendevano più di qualche misera parola per delineare cronologicamente queste espressioni, quando non soprassedevano del tutto alla loro definizione, molto più spesso.

    La versione di Wondrich

    Una delle poche classificazioni ad avermi convinto è quella che lo storico David Wondrich ha inserito nel proprio libro del 2007, Imbibe!. Wondrich prende in considerazione un arco temporale che va dal 1783 al 1920, suddividendolo in Archaic Age (1783 – 1830), Baroque Age (1830 – 1885) e Classic Age (1885 – 1920). Per quanto questa codifica sia inappuntabile, soprattutto per merito degli approfondimenti nelle pagine a lei dedicata, Imbibe! nella sua trattazione accusa due grandi limiti: lo spazio e il tempo.

    Per quanto riguarda la questione spaziale, Wondrich analizza esclusivamente la miscelazione statunitense e dei paesi limitrofi o che con gli U.S.A. hanno intrattenuto stretti rapporti commerciali e sociali. Ecco spiegato perché fra le sue pagine, Imbibe! riporta anche la storia e la ricetta del Daiquiri (Cuba), del Green Swizzle (“the king of the Caribbean drinks”) e il Bamboo Cocktail (Giappone). Per ciò che riguarda l’aspetto temporale, lo studio dello Storico si esaurisce al 1920, anno dell’entrata in vigore del Volstead Act, che a sua volta porterà l’America al Proibizionismo. Insomma, l’opera di Wondrich è priva degli oltre cento anni di Storia che portano fino ai nostri giorni.

    Nella mia mente si è quindi delineata la volontà di colmare limiti ed oscurantismo. Ed ecco che ha cominciato a prendere forma la mia personale visione di una codifica dei periodi storici che hanno caratterizzato la miscelazione. Non pretendo che questa venga considerato un nuovo dogma, ma devo ammettere che mi ritengo piuttosto soddisfatto del lavoro svolto.

    La struttura di Drinks!

    Come hai potuto vedere navigando in Drinks!, il ricettario di Drinking.me, quando selezioni un cocktail, il reindirizzamento ti conduce alla pagina ad esso dedicata. Scorrendo verso il basso, sotto l’immagine, per prima si sviluppa la “Scheda”, un insieme di informazioni riguardanti la ricetta, la metodologia di preparazione e di servizio, una descrizione del suo sapore, tenore alcolico, calorie ed il box “Info”.

    Quest’ultimo presenta al suo interno quattro informazioni molto importanti: il creatore del drink (citato qualora ho una comprovata sicurezza della sua paternità), la famiglia e la tipologia a cui quel cocktail appartiene, ed il periodo storico della sua creazione. In questo articolo colgo l’occasione per introdurti alla mia personale suddivisione cronologica, così da darti gli strumenti per usufruire al massimo di Drinking.me. I differenti periodi saranno poi tratti con maggiore dovizia di particolari nel prossimo articolo.

    “Creazione o evoluzione?”

    Parto da un concetto che ho maturato nel corso degli anni: è sempre piuttosto ambiguo e pericoloso parlare di “invenzione di un cocktail”. In realtà credo che sia più corretto utilizzare il termine “evoluzione di una ricetta”, dato che la Storia a saperla leggere correttamente ci mostra come il processo creativo di un determinato drink sia fatto di tanti piccoli e grandi spunti individuali che messi insieme si concretizzano, successivamente ed in luoghi differenti, in una struttura finale.

    Ti faccio un esempio. Prendiamo la ricetta del Manhattan. Le leggende sulla sua creazione si sprecano: alcune addirittura chiamano in causa la mamma di Winston Churchill, ma se vai a leggere la sezione storica di Drinks! dedicata al cocktail ti renderai conto dell’impossibilità di questa ipotesi.

    Io preferisco leggere la storia del Manhattan in un modo differente e più organico: il Manhattan è la naturale evoluzione di due differenti drink, il Vermouth Cocktail ed il Whiskey Cocktail (oggi meglio conosciuto come Old Fashioned).

    Qualcuno, nella seconda metà dell’Ottocento, ha deciso di prendere le due ricette e di provare a sperimentare con le loro strutture. Se ci pensi bene, cos’è un Manhattan se non un Old Fashioned con l’aggiunta del Vermouth o un Vermouth Cocktail fortificato con del Whiskey statunitense?

    A questo punto tu potresti pensare “Va bene, ma qualcuno dovrà pure avere inventato l’Old Fashioned che tu, Federico, ritieni essere l’antenato del Manhattan?”. La risposta, anche in questo caso, sta nell’evoluzione della ricetta. Esattamente come il Manhattan, anche il Whiskey Cocktail ed il Vermouth Cocktail sono la trasformazione della arcaica struttura del Punch.

    Tratterò il Punch e la sua storia in un articolo dedicato, ma ad ora ti basta sapere che in passato ci si riferiva con questo termine a una bevanda conviviale realizzata utilizzando 5 tipologie di ingredienti: una parte acida (sour), una parte dolce (sweet), una parte alcolica (strong), la diluizione (weak) e la nota speziata (spice). Se a questa ancestrale struttura di 5 ingredienti sottraiamo la parte acida, sulla carta abbiamo tutti gli elementi che costituiscono l’Old Fashioned.

    Un’altra domanda che potresti pormi è:”Prima del Punch non esistevano bevande miscelate?”. Si, tantissime. Ci sono testimonianze di birre e vini fortificati, edulcorati e speziati fin dai tempi antecedenti gli antichi Romani, ma per quanto riguarda la miscelazione come la intendo oggi preferisco trovare il suo punto di origine nel Punch del 1600.

    La questione della catalogazione

    Nel caso di alcuni drink, attribuire una univoca paternità o un preciso periodo storico di riferimento è praticamente impossibile. Quando mi sono trovato in queste situazioni ho deciso di ragionare in maniera trasversale: la domanda che mi sono posto è stata “quando quel particolare drink ha assunto le connotazioni che oggi gli attribuiamo?”. Per provare a spiegarti a cosa mi sto riferendo ti porto l’esempio del Mint Julep.

    Come puoi verificare nella sezione storica della sua pagina, il Mint Julep ha origini molto antiche. Sembra che un suo auspicabile antenato fosse preparato in Persia prima dell’anno Mille. Abbiamo sue menzioni in Europa nel 1600 e negli Stati Uniti nel ‘700. Secondo questa datazione, il Mint Julep sarebbe quindi da classificare nel periodo che ho definito Ancestrale (fino al 1806, per intenderci). Ma ragionando più a fondo, mi sono chiesto:“quali sono le caratteristiche che oggi attribuisco alla famiglia dei Julep?”. Le risposte sono state la menta ed il ghiaccio tritato di cui è colmo il bicchiere al momento del servizio.

    Proprio il ghiaccio è stato l’elemento chiave per la sua attuale codificazione in Drinking.me.

    La prima menzione di un Julep servito con ghiaccio è presente su un quotidiano della Virginia del 1807. Dato che il drink ha quindi assunto la forma che oggi gli attribuiscoo in quell’anno, oggi inserisco il Mint Julep nel periodo che definisco Pre-classico (fra il 1806 ed il 1861, per intenderci).

    La suddivisione storica

    Tranquillo, ho concluso il mio cappello introduttivo.

    Ritornando a Drinking.me, ho ritenuto necessario determinare 5 ere della storia della miscelazione per darti la possibilità di codificare, interpretare, schematizzare ed elaborare al meglio le ricette di Drinks!, così da permetterti un utilizzo più intuitivo ed organico di tutti i suoi strumenti.

    Secondo la mia personale classificazione, la Storia della miscelazione è suddivisa in questi periodi:

    • Ancestrale (prima del 1806)
    • Pre-classico (1806 – 1861)
    • Classico (1862 – 1930)
    • Classico Moderno (1931 – 1999)
    • Contemporaneo (dal 2000 ad oggi)

    Le date che fanno da riferimento per ognuno di questi periodi non sono state scelte in maniera casuale, ma sono frutto di ragionamenti, studio ed intuizione che ho elaborato nel corso della mia carriera professionale.

    Nel prossimo articolo andrò ad elencarli e a svilupparli singolarmente.