White Lady
I riferimenti ad una “Dama Bianca” si sprecano nel corso della Storia (letteraria, sportiva o di costume, che sia), ma nell’universo della miscelazione c’è una sola White Lady. Gin, liquore alle arance e succo di limone: immutabile.
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Ricetta
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Gusto
Sensazione
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Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Shakera tutti gli ingredienti e filtra in una coppetta ghiacciata. Infine, sprizza il twist di limone.
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Indice
Due Harry
Il White Lady è un drink conteso fra due dei più grandi barman europei del secolo scorso: Harry MacElhone ed Harry Craddock. Per quanto appaia per la prima volta in un libro di MacElhone, l’Harry of Ciro’s ABC of Mixing Cocktails nella seconda edizione del 1923 (delle edizioni precedenti sembra non essere rimasta traccia), la ricetta riportata è decisamente diversa da quella che oggi attribuiamo al White Lady: il drink viene miscelato con 2/3 di Cointreau (Liquore all’arancia) ed 1/6 ciascuno di Brandy e Crema di menta, e nella medesima versione viene trascritta su un altro libro di MacElhone di pochi anni successivo, Barflies and Cocktails del 1927.
La versione di Craddock
Nel 1930 la ricetta del White Lady a base di succo di limone, Cointreau e London Dry gin compare su due differenti ricettari, il The Savoy Cocktail Book di Harry Craddock e Here’s How di Alan Keen, secondo le ricerche di Lucio Tucci riportate sul suo blog everythingthebar, ma al primo la tradizione lega la nascita del cocktail, che avrebbe così chiamato in onore di Zelda Fitzgerald, moglie del noto scrittore e amante del bere Francis Scott Fitzgerald.
Sempre secondo Lucio Tucci, qualche anno dopo, nel 1934, Frank Meier nel suo The Artistry of Mixing Cocktails riporterà una ricetta contenente l’albume d’uovo, un ingrediente che sempre più spesso oggi è utilizzato dai baristi per la creazione del White Lady, poiché dona una texture più cremosa e sposta il colore del drink verso un bianco più immacolato, come lo stesso nome del cocktail sembra richiamare.
Il Quagliano’s di Londra
Ricerche più recenti, conferite sul The Oxford Companion to Spirits & Cocktails, edito da David Wondrich nel 2021, retrodaterebbero la nascita della versione del drink miscelata da Harry Craddock di un anno, al 1929, con ogni probabilità realizzato al bar del ristorante Quagliano’s di Londra, come riportato anche dal New York Sun’s.
Struttura e canonizzazione IBA
Elegante, serafico, immutabile e altero, il White Lady sembra a volte guardarci con orgoglio dall’alto verso il basso, nella sua cromia bianca e senza tempo, nella sua vaporosità di dama intrigante e nel suo sorso che ci solleva e ci irretisce fin dal primo assaggio. Troppo poetico? Beh…allora miscela altro, ma sappi che dal 1961 (anno della prima edizione) fino ai giorni nostri, il White Lady è sempre stato parte integrante della lista IBA, con l’unica eccezione della codifica del 2004.
Indice
Albume o non albume?
Per quanto le prime ricette non lo riportino, per me è un grande sì che in questo caso dona morbidezza al drink, ma non è obbligatorio.
Zucchero?
Aggiungere un piccola quantità di sciroppo di zucchero, come ad esempio 5 ml, può rendere il drink più corposo e meno secco, avvicinandosi più a Sour classico che ad un Daisy.