Rose Cocktail
Parigi, inizio del Novecento, Rue Daunou… no, non siamo all’Harry’s New York Bar di MacElhone, ma al Chatham Bar dove a creare questo drink fu l’italiano Giovanni Mitta. Vermouth dry, distillato di cilliegia e sciroppo di lampone.
- Scheda
- Storia
- Note
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti in un Mixing glass ben freddo, stirra con ghiaccio a cubetti e filtra in una Coppetta Cocktail ghiacciata. Infine, sprizza gli olii essenziali di un twist di limone sulla superficie del drink.
Info
Famiglia
Creatore
Periodo storico
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Indice
Il drink di Parigi
Fra l’inizio del Novecento (l’ipotetico periodo della sua creazione) e la fine della Seconda Guerra mondiale, il Rose Cocktail fu il “signature drink” della città di Parigi, come riportato sul The Oxford Companion to Spirits & Cocktails del 2021 di David Wondrich. A idearlo, dato confermato anche da Frank Meier sul The Artistry of Mixing Drinks del 1936, fu Giovanni “Johnny” Mitta, head bartender del Chatham Bar, situato in Rue Daunou, la strada sede di un altro importante locale per la storia della miscelazione, l’Harry’s New York Bar di proprietà di Harry MacElhone.
Le testimonianze
Apparso sulla carta stampata a partire del 1910, il drink con tutta probabilità deve il proprio nome al più popolare profumo del periodo, La Rose Jacqueminot, il cui successo ne rese milionario il creatore, il corso Francois Coty.
La ricetta originale sembra risultare composta di Vermouth secco e kirschwasser (un distillato di ciliegie molto apprezzato nei paesi europei di lingua tedesca), miscelati in rapporto di 2 a 1 e aromatizzati con un sirop de groseille, termine che si riferisce ad uno sciroppo ottenuto dalle bacche di ribes rosso.
Le variazioni
Con il generale apprezzamento riscosso dal drink fra la clientela del periodo si vedrà anche il moltiplicarsi esponenziale delle ricette (e delle loro numerose variazioni) presenti sui ricettari coevi e posteriori. Quattro drink sul The Savoy Cocktail Book di Harry Craddock del 1930 si contendono il nome di Rose Cocktail, uno definito come versione inglese e gli altri tre come altrettante versioni francesi. I quattro drink sono decisamente differenti fra loro, alcuni dei quali condividono ingredienti e proporzioni, ma ognuno di loro possiede una propria identità personale che lo rende univocamente degno di nota.
I primi tre (l’English, il French Style No.1 e il French Style No.2) hanno il gin come ingrediente di riferimento ad occupare la metà delle ricette, declinato però in modi del tutto diversi: l’English lo miscela come se si trattasse di un Dry Martini Cocktail shakerato e aromatizzato con Apricot Brandy, granatina e un dash di succo di limone; simile concetto di Martini Cocktail “ingentilito” lo possiamo ritrovare nel French Style No.1, impreziosito dal liquore alle ciliegie; nel French Style No.2 il vermouth dry svanisce dalla ricetta per essere sostituito dal Kirsch, molto differente da un liquore alle ciliegie perché non prevede l’aggiunta di zucchero. La terza e ultima versione francese del Rose Cocktail tende a ritornare sulla struttura del drink di Mitta e a valorizzare nuovamente il Kirsch, miscelandolo in parti uguali con il vermouth dry e aggiungendo lo sciroppo di granatina come componente edulcorante, spesso riscontrabile, insieme allo sciroppo di lamponi, come sostituto del più raro sciroppo di ribes rosso.
La canonizzazione IBA
Il Rose Cocktail è stato parte della lista IBA dalla prima codifica del 1961 fino alla quinta del 2011.
Indice
Questione di gusti
In alcune ricette, è possibile trovare la granatina utilizzata al posto dello sciroppo di lampone.
Una versione meno dry?
Puoi pensare di sostituire il Vermouth dry con un Vermouth dolce bianco. Se il drink ti dovesse risultare troppo morbido, prova a ribilanciarlo aggiungendo qualche goccia di aromatic bitters.