Planters’ Punch
Cuba ha il Daiquiri, le isole caraibiche francesi il Ti Punch, i brasiliani la Capiriñha, la Giamaica il Planter’s Punch. Vi presento la Santa Trinità di Kingston, punto di partenza per le sperimentazioni Tiki di Donn Beach.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti nel bicchiere di servizio ghiacciato, aggiungi del ghiaccio tritato e con l’utilizzo dello Swizzle Stick, miscela bene. Una volta raggiunto il giusto grado di diluizione e raffreddamento, aggiungi nuovamente del ghiaccio tritato fino a colmarne il bicchiere. Infine, decora con la menta.
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Indice
Il “giardinetto” degli Stati Uniti
A partire dal 1620, l’instaurarsi delle nuove potenze coloniali europee (Inghilterra e Olanda su tutte) nei territori caraibici scalzò progressivamente la Corona Spagnola da quelli che erano i propri possedimenti d’oltreoceano per decreto papale del 1494.
Questo processo riceverà un’ulteriore accelerata a partire dall’Ottocento, quando moltissime nazioni centro e sudamericane conquisteranno la loro indipendenza dalla Spagna: Colombia e Messico nel 1810; Costa Rica, Honduras e Guatemala nel 1811; Ecuador nel 1821 e Bolivia nel 1822. I neonati stati però possiedono economie ed organizzazioni non pienamente autosufficienti, fattori che li rendono vulnerabili ai disegni imperialistici di Inghilterra e Francia.
L’instabile situazione creatasi in quegli anni spinge gli Stati Uniti d’America a rivedere alcune sue posizioni sulla politica estera. Se infatti la nuova costituzione degli Usa si faceva portavoce di diritti come l’uguaglianza e la libertà, avere nel proprio “back yard” (o cortiletto dietro casa, come erano considerati gli stati centro americani dagli statunitensi) le ingerenze di potenze europee faceva sentire meno al sicuro il Congresso Americano, l’organismo posto alla guida della federazione a partire dal 1787.
L’imperialismo a “stelle e strisce” si trovava però ancora in fase embrionale e smarrito in discorsi etici sull’interventismo o l’astensione dall’appoggio militare ai territori minacciati. Ma dove non arrivarono i politici, arrivarono gli imprenditori.
Banane e Porci
Nel 1871 Lorenzo Dow Baker, originario di Cape Cod, fa rotta con la propria nave dalla Giamaica a New York trasportando nella stiva un carico di strani frutti gialli affusolati che i giamaicani erano soliti utilizzare come mangime per l’allevamento dei maiali.
Gli americani acquistano questo nuovo frutto a 2 dollari al grappolo, generando a Baker un profitto dell’800%. Ed è proprio su questo frutto tropicale, la banana, che l’imprenditore fonda il suo impero economico.
Nel giro di pochi anni, insieme ad altri soci, fonda la United Fruits Company, una gigantesca corporation i cui tentacoli, nel corso dei decenni successivi, riusciranno ad inserirsi nell’intero mercato di banane e, più in generale, di frutta latinoamericana, creando allacci con il mondo politico degli stati centro-sudamericani, arrivando nel XX secolo ad essere utilizzata dalla stessa CIA come strumento di controllo politico, favorendo economicamente i governi di dittatori in linea con le politiche imperialiste degli Stati Uniti e andando a sostenere (anche militarmente) gli stati-fantoccio conosciuti col nome di “banana republic”.
L’invenzione del turismo
Nella sola Giamaica la United Fruit Company arrivò a possedere 45.000 acri di terreni agricoli e 30 magazzini gestiti da 10.000 impiegati, i quali per la stragrande maggioranza vivevano a Port Antonio, letteralmente una città di proprietà della Compagnia.
Il centro abitato diventerà a partire dal 1899 una città a vocazione turistica quando Baker decide di convertire parte della sua Great White Fleet al trasporto di passeggeri verso l’isola caraibica e di costruire l’Hotel Titchfield, un resort di lusso in stile New England da 400 stanze, per fare sentire a casa i nuovi ospiti statunitensi.
Nel bar della struttura nasce il Planter’s Punch moderno: se le prime menzione di periodo coloniale indicano con questo nome un drink a base di Madeira, Rum, te verde e guava che veniva preparato in grandi quantità per essere consumato convivialmente dalle famiglie a capo delle piantagioni di canna da zucchero, la nuova versione risponde di più allo stile del proprio tempo, come risposta al Petit Punch della Martinica, ed era composta di Rum giamaicano, lime e zucchero in parti uguali (come appare nella ricetta del Titchfield trascritta nel 1928).
Nel corso degli anni le ricette del Planter’s Punch si moltiplicano in tutti i Caraibi, portando ad una grande varietà di nuove proporzioni fra gli elementi del drink (tutte aventi come punto di partenza la famosa filastrocca in lingua inglese “one of sour, two of sweet, three of strong, four of weak” riguardante il Punch britannico) e all’inserimento di prodotti autoctoni delle isole limitrofe.
La Myers’
A cementare il successo del drink, legandolo per sempre al proprio brand, fu l’azienda giamaicana Myers’s Rum, fondata nel 1879 da Fred L. Myers e che a partire dagli anni ’20 del Novecento immetterà sul mercato il proprio Planter’s Punch Rum, riportando sull’etichetta della bottiglia la filastrocca precedentemente citata ma modificandola in “one of sweet, two of sour, three of weak, four of strong” con la plausibile intenzione di aumentare la quantità di distillato da utilizzare nel drink e conseguentemente alzare il proprio giro d’affari.
Dal Planter’s Punch al Tiki
Il Planter’s Punch fu fattore di ispirazione per uno dei più grandi innovatori della storia della miscelazione: Donn Beach. Nel suo vagabondare per i mari di mezzo mondo a bordo dello yacht del nonno, il Port of New Orleans, Donn fece più volte la tratta fra la Giamaica e gli Stati Uniti, con lo scopo di contrabbandare il rum dell’Isola fino alle coste di una “asciutta” America, resa più temperata dalle strette regole del Proibizionismo.
Sull’isola, al bar del Titchfield Hotel o del Myrtle Bank Hotel di Kingston (l’altro albergo sul suolo giamaicano, sempre di proprietà della United Fruit Company), venne in contatto col drink e se ne innamorò profondamente, tanto che la struttura di base del Planter’s Punch (insieme a quella del Daiquiri di Constante) sarà la colonna portante di gran parte della miscelazione da lui ideata, quella Tiki.
Alla struttura di fondo del Planter’s Punch implementerà l’acidità di agrumi differenti rispetto al lime (come il pompelmo e le arance), la dolcezza di diversi ingredienti con capacità edulcorante (il miele, il falernum, la granatina o i liquori caraibici) e la corposità alcolica di altre famiglie di rum (come l’aromatico agricolo martinicano, lo strutturato Demerara o il più leggero portoricano) per creare centinaia di drink, alcuni di questi rimasti per sempre nella leggenda e nella storia del bere miscelato.
La canonizzazione IBA del Planter’s Punch
Anche la storia dell’inserimento del Planter’s Punch all’interno delle liste IBA (ritrovabile in tutte le edizioni) merita di spendere qualche parola: presente nel primo elenco IBA del 1961 con il nome di “Planters” (servito in coppetta e realizzato con Rum giamaicano, spremuta di arancia e succo di limone), compare con il nome di “Planter’s Punch” nella seconda codifica del 1986 in due versioni (la prima composta da “Rum bianco”, Orange curaçao, maraschino, succo di limone ed estratto di ananas; la seconda con succo di limone o lime, “Rum scuro”, granatina e qualche goccia di aromatic bitters).
Nel 1993 e nel 2004 quest’ultima versione è ripresa senza l’ausilio del Bitters e con l’aggiunta di soda, mentre la codifica del 2011 porta ad integrare una più elevata quantità di ingredienti all’interno della ricetta (“Rum scuro”, spremuta di arancia, estratto di ananas, succo di limone, granatina, sciroppo di zucchero e aromatic bitters).
Finalmente, nel 2020, il Planter’s Punch è stato riportato alla sua struttura originale, composta esclusivamente di Rum giamaicano, zucchero e lime.
Indice
Quale Rum per il Planter’s Punch?
Ogni Rum giamaicano ha diverse caratteristiche, per quanto di base sono scuri, corposi e allo stesso tempo dolci, secchi e legnosi. I
Io preferisco in questo caso utilizzare un Rum giamaicano scuro, in grado di conferire note morbide e secche allo stesso tempo, che ben si sposano con lime e zucchero.
Quale bicchiere per il Planter’s Punch?
Ti consiglio un bicchiere alto dalle dimensioni di circa 270 ml
Zucchero o sciroppo?
Non c’è una differenza riscontrabile nell’utilizzo dell’uno o dell’altro. Chiaramente, con lo sciroppo di zucchero, velocizzerai la realizzazione del drink.