Caipirinha
La Batida dello Stato di Sao Paulo. Un drink dalle campagne che diventa strumento nazionale delle élite culturali urbane.
- Scheda
- Storia
- Note
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Lava bene il lime.
Con un coltello a lama seghettata tagliatene le estremità, poi dividilo in due metà per la parte lunga ed elimina con un taglietto a V la parte bianca centrale, l’albedo(che rischia di portare un sapore amaro).
Taglia ogni metà del lime in 4 – 6 pezzettini, mettetili insieme allo zucchero nel bicchiere di servizio ben freddo e pesta tutto con un muddler, cercando di fare uscire tutto il succo e gli olii essenziali della buccia.
Sciogli lo zucchero col bar spoon e solo ora aggiungi la Cachaça. È importante aggiungere lo spirito prima del ghiaccio e non dopo, perché è in grado di catturare meglio gli olii essenziali della buccia.
Aggiungi ghiaccio tritato, dai una leggera shakerata direttamente nel bicchiere con un mezzo Boston e il drink è pronto. Se necessario, aggiungi in cima al drink altro ghiaccio tritato.
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Indice
Dall’entroterra brasiliano al mondo
Quando un drink è fortemente legato alla storia e alle tradizioni di un popolo, è sempre difficile tracciarne una cronologia precisa, provvista di inconfutabili riferimenti temporali. Sono tante le ipotesi attorno all’evoluzione della Caipirinha, ma tutte fanno capo ad un paio di punti saldi. La provenienza rurale della bevanda è chiara anche dall’etimologia della parola che dà il nome al drink: Caipira, infatti, in portoghese, è colui che viene dai campi, e proprio dai campi dell’entroterra sembra che la Caipirinha sia arrivata sulle coste dell’Atlantico per poi raggiungere tutte le altre zone del Brasile.
La Batida paulista
Pare che la zona originaria sia quella dello Stato di Sao Paulo, nel sud del paese, poiché in molti documenti storici contenenti le prime testimonianze riguardanti la Caipirinha, viene presentata con il come di “Batida paulista” (ed anche “Batida de limao”).
Molto antica sembra anche la data di creazione della bevanda. Addirittura si farebbe risalire ai primi schiavi, importati in Brasile per la lavorazione dei campi coltivati a canna da zucchero, le prime produzioni di alcolici a base di scarti di lavorazione della canna, con riferimento soprattutto all’utilizzo delle skimmings (il residuo schiumoso del processo di estrazione dello zucchero dal succo della pianta), consumati come integratore alimentare e antidolorifico per le proprie pene fisiche ed esistenziali. Una miscela composta da aglio, miele, lime e pinga (uno delle centinaia di nomi con cui viene chiamata la cachaca) era utilizzata nella farmacopea rurale come antimalarico e febbrifugo e sembra che all’inizio del Novecento questa ricetta sia via via andata modificandosi verso quella che oggi ascriviamo alla Caipirinha.
Strumento identitario
A livello culturale, sappiamo che intorno alla metà del XIX secolo divenne popolare in Brasile una canzone dal titolo “O Meu Boi Morreu” in cui viene citata una bevanda chiamata pinga com limao. Grazie anche al movimento modernista degli anni ’20 e al suo sentimento di orgoglio nazionale, l’élite intellettuale del paese cominciò a consumare cachaca e caipirinha come gesto patriottico, diffondendo l’usanza in tutte le altre fasce della popolazione, cosa che fece aumentare il consumo e la fama dei due prodotti tipici, arrivando ad esportare il drink al di fuori del Brasile, fino al cuore dell’Europa. Ancora oggi la Caipirinha è uno dei drink più consumati al mondo, simbolo della Nazione, tanto che nell’ottobre del 2003 il governo brasiliano ha deciso di proclamarla bevanda nazionale.
La canonizzazione IBA
L’anno successivo (2004) la Caipirinha è entrata nella codifica dei classici IBA, venendo confermata sia in quella del 2011 che in quella del 2020.
Schumann e i cocktail tropicali
Si deve invece al bartender tedesco Charles Schumann e al suo libro Tropical Bar Book del 1989 la popolarizzazione del drink sul territorio europeo, sia nella sua versione classica che nelle varianti fruttate a base vodka (soprattutto la Caipiroska alla fragola, ancora oggi incubo serale dei weekend di migliaia di bartender).
Un delicato bilanciamento fra il dolce dello zucchero e l’acidità del lime fa da sostrato alle note ruvide ed erbacee delle cachaca, un distillato che deve alla fermentazione e successiva distillazione del succo della canna da zucchero un bouquet di primo ordine, con sentori terrosi e zuccherini. Molto tipiche anche le varianti a base frutta, che aromatizzano alla perfezione una bevanda, spesso, già perfetta di suo.
Indice
1/2 lime o 1 intero?
Lo so cosa stai pensando, che te lo hanno spiegato e probabilmente prepari le tue Caipirinha con mezzo lime a spicchi. Io sono abituato a usarne uno intero per due motivi: 1) eliminando l’albedo rimane meno lime 2) trovo il drink più equilibrato.
Zucchero di canna grezzo nella Caipirinha
Io preferisco lo zucchero bianco, di canna o di barbabietola! Se però ti piace il sapore dello zucchero di canna marrone, amici come prima.
Lo zucchero di canna grezzo marrone è un altro retaggio che ci portiamo dietro dagli anni ’90.
- Lo zucchero di canna bianco oggi è di facile reperibilità
- Lo zucchero di canna bianco si scioglie meglio di quello grezzo marrone
- Lo zucchero di canna bianco ha lo stesso sapore di quello di barbabietola
- Lo zucchero di canna marrone ha un profilo aromatico meno neutro di quello bianco.
Il bastoncino di legno
Viene spesso servita con un bastoncino di legno per continuare a mescolare.
Caipirinha alla frutta
Aggiungendo della frutta da schiacciare o una quantità di circa 50 ml di estratto o purea, otterrete delle Caipirinha fruttate. Quella aromatizzata al passion fruit è sicuramente quella più famosa.