Pink Lady
Il Pink Lady sembrerebbe essere un drink penalizzato dal proprio nome e dal colore finale. Riscopriamo questo Gin-Calvados Sour per merito di Ted Haigh.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti in un Boston. Dopo aver effettuato una Dry Shake o montato gli ingredienti con un aerolatte, shakera con ghiaccio e filtra in una Coppetta Cocktail ghiacciata.
Info
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Tipologia
Creatore
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Indice
Un nome sbagliato
Il Pink Lady sembra essere un drink penalizzato dal proprio nome. È decisamente d’accordo con questa affermazione Ted Haigh, autore nel 2009 di Vintage Spirits and Forgotten Cocktails, che nel suo libro non ne rivela subito l’identità, chiamandolo invece “The Secret Cocktail”, per dare al drink una possibilità nei confronti dei consumatori (soprattutto maschi) che probabilmente storcerebbero il naso davanti alla proposta del bartender di miscelare loro un drink rosa.
Le prime testimonianze
Pregiudizi di genere datati a parte, il Pink Lady compare per la prima volta sullo Straub’s Manual of Mixed Drinks di Jacques Straub del 1913, composto dai medesimi ingredienti con cui oggi lo prepariamo (ad esclusione dell’albume d’uovo, che sembra faccia la sua comparsa solo nel 1923 sull’Harry ABC of Mixing Cocktails di Harry MacElhone, dove però non è previsto l’utilizzo del succo di lime o limone). Nel 1930, sulle pagine del The Savoy Cocktail Book di Harry Craddock, il Pink Lady sembra essere ormai ridotto all’osso, composto di granatina, gin e albume d’uovo. Come anticipato qualche riga più sopra, è proprio grazie alla preziosa ricerca storica di Ted Haigh che oggi riusciamo a miscelarlo nella maniera più corretta e interessante.
Il nome sembra derivare dall’omonimo spettacolo teatrale, portato in scena la prima volta al New Amsterdam Theatre di New York nel 1911, con protagonista l’attrice Hazel Dawn (1890 – 1988) per la quale il drink sembra essere stato creato in una serata in suo onore al Murray’s Roman Gardens sulla 42sima Strada.
La struttura
Il Pink Lady, nome “beffatore” a parte, è un drink potente, complesso, aromatico e con una robusta bevuta. Molto simile al Clover Club, creato nell’omonimo club di Philadelphia, nell’innocenza del proprio colore rosa, dovuto all’unione di albume d’uovo e sciroppo di granatina, nasconde una saporita e determinata componente alcolica, giocata fra gin e Applejack (Calvados, se non riuscissi a recuperare quest’ultimo ingrediente). La riscoperta dell’originale formula, fatta da Ted Haigh, con il succo di lime (oggi spesso sostituito da quello di limone) ci riporta nel bicchiere un drink molto più equilibrato e delizioso da bere rispetto alle versioni degli anni ’20 del secolo scorso, quando la componente acida degli agrumi venne spesso totalmente omessa.
Indice
Turn-over
Se non riesci a reperire l’Applejack, sostituiscilo con il Calvados, che comunque apporterà al drink un più strutturato aroma di mela. Ad essere sincero, lo preferisco fatto col distillato francese che con la sua controparte americana.
Lime o limone?
Nelle ricette in circolazione, il succo di lime e quello di limone vengono utilizzati in maniera indiscriminata l’uno in sostituzione dell’altro. Io ritengo che il succo del lime doni maggiore complessità a questo drink, ma tu sei libero di proporre la ricetta che ti convince maggiormente.
Gender-less
In alcune ricette ho visto tagliare lo sciroppo di granatina con dello sciroppo di zucchero: credo che sia fatto per attenuare la tinta rosa del drink. Puoi provare a percorrere questa strada per rendere il drink meno cromatico, ma ti avviso che la ricetta ne risentirà dal punto di vista dell’aromaticità.