Moscow Mule
Diciamo Moscow Mule e sentiamo “zenzero”. Compagno di mille serate estive e mille dopo-cena dalla digestione lenta. Ma una domanda ci preme: perché il cetriolo?
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Ricetta
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Gusto
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Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa gli ingredienti direttamente nel bicchiere freddo pieno di ghiaccio e miscela delicatamente. Infine, decora con un ciuffo di menta e una fettina di cetriolo.
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Famiglia
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Indice
Le origini
Il Moscow Mule nasce a Los Angeles nel 1941 per merito di John G. Martin e Jack Morgan.
Martin qualche anno prima aveva acquistato da Rudolph Kunnet per la Hublein Brothers Inc., l’azienda presso cui lavorava, i diritti per importare negli Stai Uniti la Vodka Smirnoff. L’etichetta era distillata dal 1860 a Mosca ma, in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre e alla conseguente nazionalizzazione di ogni proprietà privata, la produzione fu spostata prima a Istanbul e successivamente a Parigi.
Morgan, amico di Martin, era proprietario di un famoso locale di Hollywood, il Cock’n Bull, che all’epoca aveva da smaltire una grande quantità di ginger beer, non si sa se per un errore nella gestione degli ordini del magazzino o per produzione propria della bevanda di zenzero.
A Wes Price, capo barman del locale di Morgan, si deve l’idea dell’utilizzo della ginger beer nel drink a base vodka che Martin stava cercando per aumentare il consumo del distillato di origine russa negli Stati Uniti.
La popolarità
Quello che però ha portato il Moscow Mule a fenomeno di costume non è stata tanto l’azzeccata ricetta del drink quanto un’ottima strategia di marketing. Oltre a creare un bicchiere iconico “ad hoc” per il cocktail (grazie all’intuizione di Sophie Berezinski), la chiave di volta fu la trovata di Martin di girare tutti gli Stati Uniti con la sua Polaroid (all’epoca di recente commercializzazione) e immortalare tutti i barman a cui lui stesso insegnava come preparare il Moscow Mule. Ai cocktail bar successivi mostrava una sempre più cospicua serie di fotografie di locali e barman che miscelavano il drink, facendo vedere loro quanto stesse spopolando la nuova bevanda.
A dicembre del 1942, come riportato dalle pagine dell’Inside Hollywood, il drink stava già macinando popolarità, tanto che Edith Gwynn, autrice dell’articolo, scrive: “There is a new drink that is a craze in the movie colony now. It is called Moscow Mule”.
Il Vodka Buck
Il drink non venne chiamato Moscow Mule fin dai suoi primi attimi di vita: il suo primo nome fu Vodka Buck.
Storicamente i Buck sono una categoria di bevande miscelate composta di base alcolica, soda allo zenzero e succo di agrume (specialmente limone e lime, ma in taluni casi del tutto omessi e sostituiti dalle sole scorze). Per me oggi appartengono alla sotto-famiglia dei Collins.
Buck molto famosi in determinati periodi storici sono stati l’Horse’s Neck, il Chilcano de Pisco e il Mamie Taylor, quest’ultimo considerato come l’antenato più rilevante del Moscow Mule moderno: miscelato a partire da soda allo zenzero e Blended Scotch Whisky , sul finire dell’Ottocento detterà una nuova tendenza di consumo nella clientela statunitense, abituata fino a quel momento a sorseggiare drink prevalentemente composti da ingredienti alcolici.
Se vuoi approfondire il discorso sul Mamie Taylor, ti invito a leggere la scheda che puoi trovare su questo sito o il libro di Ted Haigh del 2009 Vintage Spirits & Forgotten Cocktails.
Sparito dai maggiori palcoscenici del bere miscelato fra gli anni ‘80 e la fine del XX secolo, il drink ha piano piano guadagnato una certa fama in Italia con l’arrivo del Nuovo Millennio e la Cocktail Renaissance cominciata a partire dal 2010.
Muli bianchi e Smirnoff Whiskey
Va bene la definizione tassonomica del drink riferita alla famiglia dei Bucks, ma da dove deriva il nome Moscow Mule?
Per quanto riguarda la parola “Moscow” è facile intuire la sua correlazione con la provenienza geografica del distillato di riferimento, la Vodka. L’azienda Smirnoff, il cui distillato è elemento originale della ricetta, venne fondata a Mosca sul finire dell’Ottocento dall’imprenditore Petr Arsen’evic Smirnov: fu la prima vodka a venire filtrata sui carboni, riuscendo così a ricavare un prodotto chiaro, limpido e dal sapore particolarmente blando. Nel 1910 l’azienda passò nelle mani del figlio di Petr, Vladimir, che a seguito della Rivoluzione di Ottobre del 1917 trasferirà la sede produttiva dapprima ad Istanbul e a partire dal 1925 a Parigi. Sul Vecchio Continente il nome verrà traslato nell’odierno Smirnoff, a seguito della latinizzazione dei caratteri cirillici.
Per quanto riguarda il termine “Mule” la questione resta un pochino più nebulosa. Innanzitutto, una volta acquisiti dalla Hublein Brothers Inc. i diritti di produzione sul suolo americano dalla vedova di Smirnov ed avviata la commercializzazione, le prime bottiglie di distillato vennero immesse nel mercato con la scritta “Smirnoff Whiskey” sull’etichetta: a pensarci bene, cosa è una Vodka se non un Whiskey (ottenuto dalla distillazione di cereali) altamente raffinato ed imbottigliato senza invecchiamento? Connotare un prodotto straniero come “whiskey” poteva senza dubbio risultare un’ottima strategia di marketing per avvicinare il consumatore americano al nuovo distillato.
Un altro tassello a questa narrazione può essere aggiunto citando il libro The Gun Club Drink Book del 1939, scritto da Charles Brown, in cui si fa riferimento al “white mule”, che viene indicato come “a raw whiskey, usually corn, fresh from the still”, quello che oggi viene definito con un altro termine divenuto famoso durante il Proibizionismo, ovvero moonshine.
Il distillato, secondo l’Handbook of the United States del 1891, era soprannominato “mulo bianco” dai nativi Cherokee del territorio dell’Arkansas perché prodotto dall’ “uomo bianco”e dotato del potere distruttivo del “Western mule”. Con questo termine gergale nelle zone rurali occidentali ci si riferiva alla specie di asino più adatto al faticoso lavoro svolto nella parte Ovest degli Stati Uniti, tecnologicamente più arretrata e necessaria di una forza lavoro animale capace di sforzi ritenuti inaffrontabili dai più piccoli e placidi “Eastern mule”.
“White mule” e soda allo zenzero
Se volessimo rintracciare una proto-menzione di un proto-Moscow Mule (i termini “proto” utilizzati poco prima sono stati inseriti consapevolmente, per farti capire che si tratta di un argomento da dover trattare con le pinze), l’edizione del 6 maggio 1924 del New York Times viene in nostro soccorso.
Dalle pagine del quotidiano viene riportato il seguente stralcio: “The ordinary White Mule (moonshine whiskey) is very common in almost every community, because it is so easily made. I know women who have their cooks make it, as they “put over” oatmeal for breakfast. With ginger ale, White Mule makes a palatable drink, has a big kick, and many men buy it by the barrel, in order to be Bigger Devils than their neighbors. At a certain country club a party was given, and White Mule flowed like water. Not only the guests drank too much, but they gave it to the girls in the dining room. The music finally stopped because the musicians were made drunk by the men giving the party.”.
Le origini del cetriolo in decorazione
Fino a qualche tempo fa la prima menzione conosciuta del cetriolo in decorazione sembrava essere datata a pochi anni dall’ideazione del drink: l’anno è il 1957 ed il libro è il Lawrence Blockman: Here’s How. La ricetta riportata recita “2 ounces of vodka, juice of ½ lime, ginger beer”, il tutto presentato con la shell del lime spremuto e “a cucumber peel” all’interno del bicchiere di servizio.
Nel 2023 però, Lucio Tucci, grande appassionato della storia della miscelazione, trova una menzione sull’Esquire Magazine, nel numero di agosto 1951, dove compare una ricetta di Moscow Mule guarnita da una fettina di cetriolo.
Per quanto concerne l’Italia, ritengo sia da collocare intorno alla metà degli anni ’70 l’abitudine di inserire il cetriolo come decorazione del drink. Nel 1976 Franco Zingales (riconosciuto come il più grande giornalista che si sia dedicato alla miscelazione del nostro paese per oltre 40 anni) pubblica il libro Cocktails e Altre Bevande. Sul volumetto compare la prima menzione del Moscow Mule in lingua italiana: fra gli elementi che caratterizzano la ricetta fanno capolino la ginger ale e due fette di cetriolo.
A parer mio, l’utilizzo della cucurbitacea nel drink è mutuato dalla decorazione di un’altra bevanda miscelata molto apprezzata nel Regno Unito, il Pimm’s Cup, realizzato con la ginger ale, in una delle sue possibili varianti. Con molta probabilità, dato che la ginger beer risultava essere di difficile reperibilità in Italia, al contrario della più comune ginger ale, prese piede l’equazione ginger beer = ginger ale = Pimm’s Cup = cetriolo, portando con sé l’idea che soda allo zenzero e cetriolo fossero un binomio indivisibile, trasportato fino ai Moscow Mule contemporanei.
La canonizzazione IBA
Il drink è entrato a far parte della lista IBA nel 2011.
Le caratteristiche del Moscow Mule
Il Moscow Mule è oramai il drink fresco per eccellenza, dove l’apporto alcolico del distillato non fa altro che esaltare il connubio di succo di lime e ginger beer. Nel corso degli anni numerose varianti della ricetta si sono guadagnate l’attenzione dei clienti di tutto il mondo, come il Gin Gin Mule o El Diablo (la sua versione a base di distillato di agave), rendendo il Moscow Mule sia un drink di riferimento, sia un’ottima base di partenza per l’elaborazione di nuove sinergie gustative.
Indice
La tazza di rame
In alternativa alla tazza di rame (tra gli oggetti preferito da rubare per molti avventori) va benissimo un bicchiere alto da 350-370 ml.
E il cetriolo?
Per me è un sì. Apporta freschezza ed è una bella garnish.