Horse’s Neck
Un drink dalla storia nebulosa e dalla complessa categorizzazione, ma perennemente presente nella lista IBA dal 1986.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa gli ingredienti direttamente nel bicchiere freddo pieno di ghiaccio e miscela delicatamente. Decora con la scorza di limone a forma di spirale.
Info
Famiglia
Tipologia
Creatore
Periodo storico
Iscriviti!
Indice
I Cooler di Embury
David Embury nel suo The Fine Art of Mixing Drinks del 1948 definisce l’Horse’s Neck come appartenente alla famiglia dei Coolers, per lui un ramo della più ampia categoria degli Highballs. In passato questa famiglia, prima che il termine venisse utilizzato anche per identificare il tipo di bicchiere in cui viene servita, era caratterizzata di drink composti da una base alcolica o non alcolica, con un contenuto totale di prodotto di almeno 6 once, serviti in un grande bicchiere ricolmo di ghiaccio e completati con una bevanda sodata.
Secondo Embury la peculiarità dei Coolers, rispetto agli Highballs, sarebbe da rintracciare nella metodologia di presentazione del drink: a partire dal Remsen Cooler, considerato da Embury proprio il primo dei Coolers, questa famiglia veniva servita con una spirale di scorza di limone o arancia (a volte anche entrambe) all’interno del bicchiere, dal fondo fino a oltre l’orlo superiore. Con il tempo, la presenza degli agrumi passerà dall’utilizzo delle scorze a quello del succo spremuto come ingrediente.
Il Cooler di Atlantic City
L’Horse’s Neck viene citato anche da David Wondrich su Imbibe! come tipico della città di Atlantic City: ci racconta lo Storico che ogni città aveva il proprio Cooler di riferimento, come ad esempio il Mamie Taylor per Chicago ed il Remsen per New York. L’autore, inoltre, ci fa notare come la famiglia dei Coolers si differenziasse dalle altre in virtù delle sue proporzioni fra ingredienti alcolici ed analcolici, dove questi ultimi rappresentavano la componente in maggiore quantità. Si tratta quindi di drink molto beverini, leggeri e rinfrescanti (come anche il nome ci fa capire), ideali nelle torride giornate estive…se proprio non riuscite a fare a meno dell’alcol!
La mia classificazione
Io, dopo lunghe considerazioni, ho preferito inserire l’Horse’s Neck all’interno della famiglia dei Long Drinks, nella sottocategoria degli Highballs, caratterizzati dall’utilizzo di una soda aromatizzata ed eventualmente una scorza di agrumi.
Per dovere di cronaca, in passato ginger ale e ginger beer erano molto simili a livello gustativo, quando non del tutto intercambiabili fra loro. Ecco perché ti può capitare di reperire l’una o l’altra indistintamente in alcune vecchio ricette.
Per me il termine “Cooler” rappresenta, oggi, in modo generico un long drink fresco e indefinito.
Con o senza alcol
Distinzioni e classificazioni a parte, c’è molta confusione sulla nascita dell’Horse’s Neck.
C’è chi lo ipotizza nato privo di ingredienti alcolici (la prima menzione a stampa è sul Modern American Drinks di George Kappeler del 1895, composto di ginger ale e della sola scorza di limone) e che, per chi lo volesse “inebriante”, fosse prassi comune richiederlo con un “kick” (o uno “stick”) di spirito a scelta del cliente.
Un’altra tendenza invece ritiene (ed Embury è fra questi) che il drink sia nato a base Whisky, probabilmente Bourbon o Rye, ma non sono da escludere neanche Scoth o Irish (come risulta fra le pagine del New and Improved Bartender’s Manual di Harry Johnson del 1900), per poi venire de-alcolizzato nel periodo proibizionista e successivamente ri-addizionato di quel kick perso durante il Noble Experiment, altro nome con cui è conosciuto il Proibizionismo americano.
La canonizzazione IBA dell’Horse’s Neck
Sicuramente curioso è il fatto che nella prima codifica IBA in cui venne inserito il drink, la seconda generale del 1986, l’Horse’s Neck viene preparato a base Cognac (o Brandy), e così rimase nelle codifiche successive fino all’ultima del 2020.
La struttura
L’Horse’s Neck deve il proprio nome alla scorza di agrume che fa da decorazione e che fuoriesce dal bordo del bicchiere, ricordando proprio il collo (o la criniera) di un cavallo.
È un drink vincente, veramente rinfrescante, ma di una freschezza delicata, giocata sulle leggere note di zenzero della ginger ale, meno invasive di una ginger beer, e dall’utilizzo dell’aromatic bitters a smorzare la spesso prorompente quantità zuccherina della bevanda sodata.
Sia che utilizziate il Cognac o il Whiskey (in alcune vecchie ricette viene riportato anche l’uso del Gin), il drink si presta ad una bevuta facile, senza impegno e dotato della giusta struttura aromatica per concedere al cliente un piacevole ricordo dell’esperienza.
Indice
Cognac o Brandy?
Con un ottimo Cognac non sbaglierai di sicuro, ma anche a base Brandy non ti fa sfigurare.
Basi alcoliche differenti
L’Horse’s Neck si presta alla possibilità di sperimentazioni di basi alcoliche differenti. Trova la tua preferita e scoprirai di aver trovato un valido alleato nelle tue serate dietro al bancone.
Ginger ale, non Ginger beer
Utilizza Ginger ale, in questo caso meno pungente e più morbida rispetto alla più contemporanea Ginger beer.