Fairbanks #2
Un Dry Martini Cocktail aromatizzato dal liquore francese a base di noccioli di pesche e albicocche, tristemente noto per alcuni casi di morte avvenuti per avvelenamento da cianuro.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti in un Mixing Glass ben freddo, stirra con ghiaccio a cubetti e filtra in una Coppetta Cocktail ghiacciata. Infine, sprizza gli olii essenziali di un twist di arancia sulla superficie del drink e decora con una ciliegia al maraschino.
Info
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Tipologia
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Indice
Due drink
Come già precisato nella scheda inerente al Fairbanks #1, con l’attore hollywoodiano protagonista di molti film nell’era del film muto il Fairbanks #2 non ha nulla a che fare. È Robert Vermeire sul suo libro Cocktails: How to Mix Them del 1922 a spiegarci che in realtà il drink, creato intorno al 1907 a St. Louis, deve il suo nome al Vicepresidente degli Stati Uniti d’America Charles W. Fairbanks, in carica nel secondo mandato presidenziale di Theodore Roosevelt, dal 1905 al 1909. La versione di Vermeire (l’unica a chiamarsi semplicemente Fairbanks Cocktail, senza la necessità di posporre nessun numero al nome del drink) verrà poi ripresa da Harry Craddock nel The Savoy Cocktail Book del 1930 con la specifica di “No.2” per distinguerlo dalla ricetta del Fairbanks No.1, a base di gin, liquore all’albicocca, vermouth dry, succo di limone e granatina.
Un liquore mortale
La struttura della ricetta del Fairbanks #2 riporta alla mente quella di un Dry Martini Cocktail arricchito da qualche goccia di Créme de Noyaux, un liquore francese del XIX secolo a base di albicocche distillate, noccioli di ciliegie, combinato con mandorle amare e altre botaniche, colorato con il rosso carminio estratto dalla cocciniglia e reso famigerato da alcuni fatti di cronaca nera ripresi da opere letterarie di discreto successo.
Sembra infatti che in passato lo spirito in questione contenesse una importante quantità di “acido prussico” (oggi riconosciuto come acido cianidrico) derivante dalla macerazione in alcol dei noccioli di alcune piante della famiglia delle Rosaceae, al cui interno si trovano le “armelline”: mandorle amare molto apprezzate per il loro apporto aromatico ma ricche di amigdalina, che per idrolisi si trasforma in acido cianidrico, letale per l’uomo. All’interno di alcune bottiglie del XIX secolo, lasciate a temperatura di cantina per un lungo periodo di tempo, le molecole del veleno, uscendo dalla soluzione idroalcolica, vennero a galleggiare sulla superficie del liquido, aumentando la concentrazione nel primo bicchiere versato dalla bottiglia, decretando la morte del suo consumatore.
Oggi il liquore viene prodotto dalla Tempus Fugit Spirits, azienda svizzera che propone sul mercato prodotti storici ormai fuori produzione, in una versione totalmente sicura, capace di conferire alla miscela delle note fruttate, calde e abboccate.