Mojito
Per l’ultima volta: NO lime pestato, NO zucchero di canna grezzo, NO ghiaccio trit... Fermi tutti! Quest’ultimo aspetto potrebbe rivelare una sorpresa, se leggi la ricerca storica che gli ho dedicato.
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Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
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Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Direttamente nel bicchiere di servizio, mescola lo zucchero e il succo di lime. Questa operazione è importante in questa fase perché lo zucchero non si scioglie bene in alcol. Aggiungi la menta, il Rum e miscela cercando di massaggiare e strofinare le foglie contro le pareti del bicchiere. La menta si lavora col Rum perché i suoi olii essenziali sono solubili in alcol, estraendo al meglio il suo aroma. Aggiungi ora il ghiaccio a cubi, la soda ben fredda e miscela ancora. Infine, decora con un ciuffo di menta.
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Non è facile, te lo dico subito. Provare a scardinare tutte le leggende che si sono innestate sul Mojito e sulla sua storia non è un lavoro da poco. Ma ci provo comunque a dire la mia.
Il nipote del Corsaro
Sir Francis Drake, il leggendario corsaro al quale viene spesso attribuita la nascita del Mojito, col Mojito non c’entra nulla. Il Draque, Drague o Draquecito, una bevanda a base di distillato e (forse) menta non fu inventata dal “corsaro della Regina” ma da suo nipote, secondo le ricerche di Jared Brown e Anistatia Miller concretizzatesi nel loro libro Cuban Cocktails del 2012. L’Ammiraglio Sir Richard Hawkins, questo il nome del nipote di Drake, a partire dal 1582 veleggerà e deprederà le imbarcazioni spagnole seguendo le orme dello zio, dalla costa del Brasile alle Antille, fino alla Florida. La bevanda, secondo la leggenda, sarebbe stata consumata come rimedio per la dissenteria (di cui lo stesso Drake morirà nel 1596) e altri disordini intestinali, ma del Rum, del succo di lime e della menta non si hanno notizie certe nelle ricette arrivate fino a noi.
Quando ho chiesto personalmente ad Anistatia Miller dove avesse reperito la fonte riguardo alla figura di Richard Hawkins, mi ha risposto di aver svolto un lavoro di ricerca fra il National Archives di Kew Gardens, la Bodleian Library di Oxford, la British Library ed il Maritime Museum di Londra, arrivando alla ricostruzione riportata qualche riga più sopra. Anistastia ha un Master in Storia presso la Open University e un Master in Storia locale inglese presso l’Università di Oxford. Attualmente sta terminando la sua tesi di dottorato presso l’Università di Bristol ed è specializzata nella storia della produzione e della distillazione inglese della prima età moderna.
La menta è da sempre rinomata per le sue proprietà benefiche sull’apparato gastro – intestinale e utilizzata nella preparazione del Julepum Stomachicum, un rimedio per i disturbi di pancia la cui ricetta venne pubblicata nel 1753 sul The New Dispensatory: non c’è motivo di escludere che Drake e Hawkins conoscessero le doti medicinali della pianta, ma allo stesso tempo nessun documento conferma che la utilizzassero per realizzare bevande per la loro ciurma.
Gli antenati del Mojito
Ci sono quattro drink a cui si accredita la natura di “predecessore del Mojito” e che si contendono l’imprinting sul drink.
Il primo sarebbe il Mint Julep, uno dei primi cocktail della tradizione statunitense, che sarebbe arrivato sull’isola di Cuba nella prima metà dell’Ottocento e che, una volta toccato terra, sostituì al classico Brandy/Whiskey di cui era composto i distillati cubani per eccellenza, il Rum o l’Aguardiente. Prova di questo è la ricetta di un Menta Fuerte Julep presente sul ricettario del 1910 Manual del Cantinero o Cocktelero Perfecto di E. Moreno, che prevede di miscelare il drink con cognac e aguardiente.
Il secondo a venire chiamato in causa è il Joe Rickey, creato nel 1883 a Washington DC a base whiskey e reso famoso nella sua variante a base Gin a partire dal 1893 alla Columbian Exposition di Chicago. A conferma di questa pista vi è la tendenza, nelle prime ricette di Mojito pervenuteci (come quella del 1929 sul Libro de Cocktail di Juan A. Lasa, o quella del ’31 sul Cuban Cookery), di lasciare una metà del lime spremuto (la “shell”, o almeno parte della sua scorza) all’interno del bicchiere di servizio. Questo elemento ha sempre caratterizzato i drink della famiglia dei Rickey, realizzati a partire da distillato, soda, succo di lime e, se richiesto, aromatic bitters (ingrediente che compare nel Mojo Criollo di Lasa). Un’altra convalida a questa ipotesi arriverebbe dal libro del 2000 di Miguel Bonera, Oro Blanco: Una Historia Empresarial de Ron Cubano, in cui l’autore afferma di aver trovato una menzione a stampa, datata 1910, del “La Concha Mojito“, miscelato con Rum cubano, succo di limone o pomelo, zucchero, Angostura bitters e soda (nessuna presenza tangibile della menta, quindi) al bar dell’Hotel – Balneario La Concha.
Il terzo “antenato” è il meno conosciuto, ma potrebbe tranquillamente essere il più adeguato a ricoprire il ruolo vacante nell’albero genealogico del Mojito. Si tratta del Southside Fizz, un drink ideato negli anni ’90 dell’Ottocento al Southside Sportmen’s Club di Long Island. La ricetta compare nel 1917 sul Recipes for Mixed Drinks di Hugo Ennslin: tecnicamente non è altro che un Gin Fizz shakerato con alcune foglie di menta. A rendere più concreta questa teoria rispetto alle altre, c’è un libro stampato a Cuba nel 1929, il Libro de Cocktail di Juan A. Lasa: oltre a documentare per la prima volta la presenza della menta e della soda nella struttura del drink, l’autore presenta il Mojito (chiamato Mojo) declinato in 3 ricette, due a base rum ed una a base Old Tom gin. Risulta ancora più chiaro l’aggancio al Mojito se pensiamo che nel 1931 lo Sloppy Joe’s Havana Bar omaggiava i suoi clienti con un pamphlet – ricordo che recava le ricette di due Mojito, una nella sezione Bacardi Drinks a base di rum e l’altro nella sezione Gordon Dry Gin Cocktail a base gin.
A quest’ultima teoria alcuni storici hanno aggiunto (ipotesi numero 4) quella del Mojito derivante da un’evoluzione giocata sull’aromatizzazione con la menta del Tom Collins: in un articolo auto-accusatorio apparso il 6 luglio 1877 sul The Brooklyn Daily Eagle si fa riferimento ad un errore presente sull’edizione di qualche giorno prima, in cui si riportava la ricetta del John Collins composta da “water, soured with lemon juice, sugar, peppermint and a little old Santa Cruz rum”. Neanche a dirlo, le reazioni della redazione del giornale sono di un’enfasi elevatissima (giocata sulla vergogna verso sé stessi) e il giornale decide di fare ammenda riportando la ricetta “classica” a base di Old Tom gin, succo di limone, zucchero e soda. Errore e correzione a parte, la pubblicazione del 6 luglio mostra come un Collins a base rum e menta fosse già miscelato negli Stati Uniti nell’ultimo quarto del Diciannovesimo secolo.
Le menzioni a stampa
Se la ricetta datata 1910 e riportata sul Manual del Cantinero o Cocktelero Perfecto è tutt’ora in fase di autenticazione, è possibile trovare sui ricettari cubani della prima metà del Novecento una grande mole di informazioni sul Mojito e sulla sua evoluzione.
La prima attestazione sarebbe quella che appare nel 1927 con il nome di Mojo Criollo su El Arte de Hacer un Cocktail y Algo Mas edito dalla Cervecera Internacional S.A., composto di Rum, limone e zucchero, serviti con ghiaccio, null’altro che un Daiquiri, quindi.
Come già accennato, l’aggiunta della menta e della soda appare nel 1929 sul Libro de Cocktail di Juan A. Lasa, nelle tre varianti Mojo de Ron (a base Rum Bacardi e realizzato con hielo picado, ovvero ghiaccio tritato), Mojo de Ginebra (a base Old Tom gin) e Mojo Criollo (Rum Bacardi e Angostura bitters).
La prima volta che il drink è chiamato esplicitamente Mojito è sul Manual Oficial del Club de Cantineros del 1930. Di nuovo il Mojito appare nel 1931 con il nome di Rum Cocktail (o Cuban Mojo) sulle pagine del Cuban Cookery di Blanche Z. de Baralt, che riporta anche il Creole Cocktail, il medesimo drink ma con l’aggiunta di Angostura bitters e con il succo di limone in sostituzione di quello di lime.
Dei ricettari dello Sloppy Joe’s e delle loro due versioni del Mojito abbiamo già parlato qualche riga più sopra. Un altro libro a cui si deve la consacrazione mondiale del drink a grande classico della miscelazione è sicuramente l’opuscolo-omaggio del Bar La Florida di Constantino Ribalaigua, Cuna del Daiquiri, edito nel 1939: fra le pagine compaiono un Bacardi Mojito, con Angostura Bitters e succo di limone; il Mojito Criollo No.1, a base Rum, lime e con hielo menudo (tradotto in inglese con “frappe ice”); il Mojito Criollo No.2, con Gin e succo di limone; e il Mojito Criollo No.3, realizzato con l’utilizzo del Brandy.
Miami Vice
A partire dagli anni 2000 il Moijto torna prepotentemente di moda negli Stati Uniti fino a diventare oggi uno dei drink più richiesti in ogni angolo per pianeta. Pensa all’iconica scena del film Miami Vice del 2006, dove Colin Farrel, nei panni di “Sonny” Crockett, dopo aver detto di essere un fanatico del Mojito, se ne va a bere uno (o più) all’Avana con un viaggetto in offshore.
La canonizzazione IBA del Mojito
Il Mojito è entrato a far parte della lista IBA con la codifica del 2004 per non uscirne mai più.
Sempre riportato con l’utilizzo dello zucchero di canna bianco all’interno della ricetta (approfondiamo questa tematica nella sezione “Note” di questa scheda), nell’edizione del 2004 e del 2011 si fa riferimento alla sua realizzazione con “ghiaccio a scaglie”, indicazione sostituita da un generico termine “ghiaccio” nella codifica del 2020.
Indice
Via i vecchi retaggi!
Pestare la menta porta a otterrete un sapore amaro ed un brutto effetti visivo.
In termini di sapore, utilizzare lo zucchero di barbabietola o quello di canna bianco dà lo stesso risultato. Lo zucchero di canna grezzo, invece, farà diventare giallo il vostro drink, non si scioglierà completamente e rischia di coprire il sapore delicato della menta e l’acidità del lime. Puoi anche scegliere di utilizzare direttamente sciroppo di zucchero, nessun problema!
Non si utilizza il ghiaccio tritato ma quello a cubetti. Questo perché il ghiaccio tritato diluisce di più un drink che non ha bisogno di essere diluito ulteriormente, e perché sgasa più velocemente la soda.
Quale Rum per il Mojito?
Beh, ovviamente ragionando da purista un Rum cubano chiaro.
Non mi scandalizzo però davanti ad un Mojito realizzato con un Rum chiaro non cubano dal sapore simile, purché rispetti correttamente tutti i passaggi.