Gimlet
Se ai marinai della Marina Britannica veniva servito il Tot, secondo la leggenda gli Ufficiali consumavano Gimlet, composto da Gin e lime, come rimedio preventivo allo scorbuto, la malattia dovuta alla carenza di vitamina C. Che drink incredibile!
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Ten. alcolico
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Shakera tutti gli ingredienti e filtra in una coppetta ghiacciata.
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Lo scorbuto
Per molti secoli lo scorbuto è stata la piaga che maggiormente ha colpito coloro che passavano la vita a navigare sul mare. Le prime menzioni della malattia sono trascritte in alcuni papiri egizi intorno al 1500 a.C. La malattia viene citata anche dal medico Ippocrate (460 – 370 a.C.), padre della medicina “moderna”, ma solo nel 406 Faxian, un monaco cinese, riporta una cura per debellare il male che affliggeva le navi dell’Impero cinese: la somministrazione di zenzero ai marinai imbarcati.
Per quasi mille anni la correlazione fra l’insorgere dello scorbuto e la carenza del consumo di frutti con un’elevata presenza di vitamina C scomparve dalla farmacopea navale europea, per riaffiorare grazie alle spedizioni di Vasco da Gama e Pedro Alvares Cabral: proprio il pilota di una delle navi di quest’ultimo esploratore si rese conto che, festeggiati per il loro arrivo nelle proprie terre dal re di Malindi, questi onorò gli esploratori con pietanze fresche, fra cui arance e limoni, che portarono alla guarigione di alcuni membri dell’equipaggio affetti da scorbuto. A causa delle scarse capacità comunicative dell’epoca, la notizia non giungerà alle orecchie degli armatori e dei governi contemporanei, lasciando per almeno un altro secolo i marinai alla mercé della malattia.
Nel febbraio del 1601, il Capitano James Lancaster, in viaggio verso Sumatra, vece vela verso la costa nord del Madagascar per fare rifornimento di limoni ed arance per debellare un focolaio di scorbuto scoppiato fra i propri marinai. Al comando di quattro vascelli, Lancaster decise di mettere in atto un esperimento: all’equipaggio di una delle quattro navi decise di somministrare una razione giornaliera di succo di limone fresco. Al termine del viaggio, l’unica nave che non aveva presentato casi di scorbuto fu proprio quella integrata dall’apporto degli agrumi nella dieta quotidiana.
James Lindt
Purtroppo, fu solo nel 1747, dopo una stima di circa due milioni di marinai morti nel corso dei secoli per colpa della carenza di vitamina C, che gli esperimenti del Dottore scozzese James Lindt portarono ad una maggiore chiarezza sulla natura dello scorbuto e una più consapevole comprensione delle metodologie per trattare o prevenire la malattia sulle imbarcazioni della Royal Navy.
Il succo di agrumi (limone e arance in particolare modo) inizierà ad essere sempre di più caricato nelle stive delle navi inglesi, aggiunto di una robusta dose di alcol, più spesso rum nella quantità del 15% sul peso totale del liquido per prevenirne il rapido deperimento, ma l’irrancidimento della miscela resterà per lungo tempo un problema all’ordine del giorno. Con le guerre napoleoniche, e la conseguente alleanza fra Spagna e Francia, per l’Inghilterra navigare nelle acque del Mediterraneo e rifornirsi dei preziosi frutti diventerà sempre più difficile e rischioso: fu così che i lime, coltivati nelle colonie caraibiche britanniche, subentreranno ai limoni nel consumo della Marina Britannica e ne diventeranno un elemento di tale importanza che alcuni dei docks presenti nel porto di Londra verranno rinominati Lime House e che i marinai della Corona cominceranno ad essere conosciuti col soprannome di limeys.
Il Lime Cordial
Nel 1867 Lauchlin Rose brevetta un metodo di conservazione del succo di lime, basato sull’utilizzo di zucchero e anidride solforosa che si dimostrò essere più stabile della precedente miscela di succo fresco e alcol. Sempre nel 1867, il Merchant Shipping Act istituisce una quotidiana razione di lime da somministrare ai marinai della Royal Navy e della Merchant Navy per prevenire l’insorgere dello scorbuto: fu così che il Rose’s Lime Cordial risulterà negli anni a venire un elemento imprescindibile nella stiva di ogni nave britannica.
Tom Bullock e la prima menzione
Il nome del Gimlet sarebbe da attribuire alla storica figura di sir Thomas Desmond Gimlette (1857 – 1943), Surgeon General della British Royal Navy dal 1879 al 1913, che era solito aggiungere del gin, tipicamente riservato agli ufficiali (mentre per il resto della ciurma era prevista una dose di rum, il famoso “Tot”), al lime cordial per “facilitarne la bevuta”. Altre versioni preferiscono ricollegare il nome del drink ai cavaturaccioli, gimlet in inglese, strumenti costituiti di una spirale a vite utilizzati per forare i barili o per estrarre da essi il tappo di sughero. Ad oggi, comunque, queste ipotesi restano relegate al campo della leggenda, piuttosto che creare un reale connessione col drink: a testimonianza di ciò vi è il fatto che fino alla seconda decade del Novecento i riferimenti a bevande miscelate con gin e lime cordial sono riportati con il nome di Gin Punch e “Gin & Rose’s”.
Quella che è considerata la prima menzione a stampa su un ricettario del Gimlet risulta essere la ricetta di Tom Bullock sul suo The Ideal Bartender del 1917, riportata con il nome di Gillette Cocktail-Chicago Style e composta da Old Tom gin, succo di lime e zucchero, in quello che possiamo definire un tentativo di riproporre il drink senza l’utilizzo del Rose’s Lime Cordial.
Nel 1923 Harry MacElhone, sul suo Harry of Ciro’s ABC of Mixing Cocktails, riporta il drink con il nome di Gimlet e composto dalle medesime quantità di Plymouth Gin e Rose’s Lime Cordial: curiosamente, questa è la prima opera in cui appare la correlazione fra cocktail e marina britannica, enunciata dalla frase “A very popular beverage in the Navy”.
Sul The Savoy Cocktail Book di Harry Craddock del 1930 appaiono due versioni: la prima, chiamata Gimblet Cocktail, riporta una miscela di ¾ di Dry gin, ¼ di succo di lime, shakerati e serviti in un bicchiere riempito con la soda (sembrerebbe più la ricetta di un Gin Rickey, effettivamente); la seconda, Gimlet Cocktail, utilizza Plymouth Gin e Rose’s Lime Juice Cordial nelle stesse proporzioni di MacElhone, miscelati e serviti con ghiaccio, se desiderato.
La struttura
Nel corso degli anni la ricetta ha subito numerose variazioni per andarsi a stabilire su canoni sempre più affini ai gusti dominanti nelle bocche dei clienti: dalla sostituzione della vodka al gin, nel periodo di punta sul mercato del distillato di origine russa, alle riconsiderazioni sulla quantità e sulla qualità del lime cordial, oggi in crescente disuso per fare spazio ad una miscela di succo di lime fresco e di sciroppo di lime, prodotto a partire dall’oleo saccharum estratto dalle scorze degli agrumi.
Il Gimlet è un drink come pochi altri: i tre ingredienti con cui lo preparo riescono a formare nel bicchiere un’alchimia di sapori ed aromi che sono capaci di incantare un grande numero di persone. Gli oli essenziali della buccia del lime, estratti dallo zucchero per osmosi, donano rotondità e completezza alle note botaniche del gin, alleggeriti dalla freschezza del succo di lime fresco che pulisce il palato ad ogni sorso.
La struttura cadrebbe miseramente nella banalità se non fosse supportata dalla corposità della parte zuccherina, che sorregge ed amplifica l’aromaticità senza confini delle note citriche, speziate e fruttate del cocktail.
La canonizzazione IBA del Gimlet
Il Gimlet compare nella seconda codifica, quella del 1986, in due varianti: una a base Gin ed una a base Vodka.
Indice
Lo sciroppo di lime
Difficilmente realizzerai un Gimlet indimenticabile utilizzando i premix che trovi sul mercato: il segreto di questo drink è dato dallo sciroppo di lime home made.
Quale Gin utilizzare nel Gimlet?
Se preferisci, puoi utilizzare un Gin meno potente rispetto al Navy Strenght a 57% vol nell’indicazione della mia nella ricetta, che però in questo caso regala una marcia in più.
Nota extra acida
Per molti il Gimlet è composto da Gin e sciroppo, spesso in parti uguali; io preferisco aggiungere una extra nota acida con succo di lime fresco o aceto bianco, che conferiscono un’ulteriore sensazione di freschezza.