Claridge Cocktail
Un’altra versione del Dry Martini Cocktail implementato dall’aggiunta dei sentori fruttati del liquore di albicocca e di quelli agrumati del Triple Sec. Ti consiglio una quantità da Cocktail Dessert, o qualche cliente potrebbe non riuscire a bere il secondo!
- Scheda
- Storia
- Note
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti in un Mixing Glass ben freddo, stirra con ghiaccio a cubetti e filtra in una Coppetta Martini ghiacciata.
Info
Famiglia
Creatore
Periodo storico
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Indice
Due Hotel , un solo drink
Il Claridge Cocktail compare per la prima volta sul Buckstone Book of Cocktails di Robert Buckby e George Stone del 1925.
Nel 1927 Harry MacElhone e Wynn lo riportano sul Barflies and Cocktail, in cui viene attribuito al barman Leon Ferrari del Claridge Hotel situato sugli Champs Élysées di Parigi. Il libro è anche famoso per essere considerato l’opera di riferimento dell’International Bar Flies, un’organizzazione segreta e fraterna fondata dallo stesso MacElhone e da O. O. MacIntyre nel 1924 con l’intenzione di promuovere il “buon bere” miscelato, tra i cui 500 associati troviamo anche i nomi di Robert Vermiere, Frank Meier e Fernand Petiot. Un’altra teoria sosterrebbe che a crearlo fu, invece, Ada Coleman, che proprio al Claridge Hotel (questa volta di Londra) cominciò la sua carriera professionale, conclusasi con l’esperienza di bar manager all’American Bar del Savoy Hotel tra il 1903 e il 1926. Sembra che al bancone del Savoy un giovane Harry Craddock sia venuto in contatto col drink della Coleman e che una volta diventato lui stesso bar manager del bar della struttura alberghiera lo abbia inserito nel suo ricettario del 1930, il The Savoy Cocktail Book.
La canonizzazione IBA
Nel 1961 il Claridge Cocktail entrò nella lista dei classici della prima codifica IBA, venendone in seguito escluso in maniera definitiva a partire dalla seconda codifica del 1986.
La struttura
La combinazione di vermouth dry e apricot brandy apre un ventaglio gustativo molto ampio, giocato sulla secchezza e i sentori erbacei del vermouth che vanno ad integrarsi con quelli dolci e di frutta del liquore all’albicocca. Il gin dona struttura alcolica all’intera miscela, mentre il liquore all’arancio rende la persistenza del drink in bocca di durata maggiore.
Indice
L’esperienza paga
Quando in una ricetta datata si trova fra gli ingredienti l’Apricot Brandy, davanti a noi si aprono sempre due strade: l’utilizzo di un liquore dolce all’albicocca (qualsiasi sia il tipo di spirito alla sua base) o un distillato di albicocca. Quest’ultimo si presenta con una gradazione alcolica tendenzialmente più alta e più secco per la differente presenza dello zucchero rispetto al liquore. Entrambi gli ingredienti possono essere miscelati senza problemi ma, a seconda del tipo di prodotto che decidi di usare, prendi in considerazione l’idea di variare la ricetta per integrare al meglio nel drink le caratteristiche dell’uno o dell’altro.
Senza decorazione
In questo caso l’utilizzo di un twist di agrume risulta sconsigliato perché andrebbe a coprire i delicati aromi dell’albicocca.