Caruso
Aggiungi un po’ di zucchero e l’aromaticità della menta ad un Dry Martini Cocktail e ti ritroverai tra le mani un invitante Caruso: una elegante, fresca e decisa bevuta per il dopocena.
- Scheda
- Storia
- Note
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti in un Mixing Glass freddo, stirra con ghiaccio a cubetti e filtra in una Coppetta Cocktail ghiacciata. Infine, decora con una fogliolina di menta.
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Indice
L’ispirazione
Il drink nacque agli inizi del Novecento all’American Bar del Savoy Hotel di Londra per omaggiare il celebre cantante Enrico Caruso (1873 – 1921). Partenopeo di origini, viene considerato uno dei più grandi tenori di tutti i tempi, per quanto già in giovane età, nel 1901, in rotta con la critica nazionale decise di non esibirsi mai più in un teatro italiano. Fu negli Stati Uniti che riscosse definitivamente il suo successo, esibendosi per 863 volte solo al Metropolitan Theatre di New York. Fu tra i primi cantanti a intuire le potenzialità della neonata industria discografica e fu il primo artista a raggiungere il milione di dischi venduti con l’aria Vesti la giubba tratta dall’opera I Pagliacci, registrata negli Stati Uniti nel 1904.
La struttura
Nel 1930 la ricetta compare sul The Savoy Cooktail Book di Harry Craddock, in cui gin, vermouth dry e crema di menta verde in medesime quantità vengono shakerati e serviti in coppetta: un bilanciamento del genere non credo che oggi riscuota l’approvazione della clientela contemporanea, ecco perché ho deciso di riequilibrare la ricetta secondo gusti più moderni. Il drink venne inserito nella prima codifica IBA del 1961, per poi uscirne definitivamente con la successiva del 1986. Oggi, se volessimo trovare un’identità specifica al Caruso, potremmo definirlo come un Dry Martini Cocktail aromatizzato dai sentori della menta. Una versione meno secca e più erbacea, molto indicata soprattutto per il dopocena.
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La crema di menta
Io preferisco impiegare una crema di menta bianca poiché ritengo il colore di quella verde poco naturale, con il rischio che anche il cliente percepisca questa differenza, compromettendo il risultato del drink.
Il vermouth
La versione Dry è quella indicata da Craddock sul proprio libro, ma non ti nascondo che se vuoi realizzare un drink più morbido puoi pensare alla sua sostituzione con un vermouth bianco dolce.