Trilby
Un Rob Roy che si avvale dei sentori freschi ed aniciati dell’assenzio e delle note dolci e speziate del Parfait Amour, prodotto con petali di rose, vaniglia e mandorle. Una versione “romantica” del Manhattan.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti in un Mixing glass ben freddo, stirra con ghiaccio a cubetti e filtra in una Coppetta Cocktail ghiacciata. Infine, sprizza gli olii essenziali di un twist di arancia sulla superficie del drink.
Info
Famiglia
Tipologia
Creatore
Periodo storico
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Indice
Le prime testimonianze
Il Trilby sembra essere un drink a cui non si riesce ad associare una storia o una qualsiasi notizia biografica. La prima ricetta che sono riuscito a trovare è quella presente sul The Hoffman House Bartender’s Guide di Charles S. Mahoney, del 1905, composta da Scotch whisky, Sweet vermouth e alcuni dash di assenzio, orange bitters e Parfait d’Amour (un liquore aromatizzato con petali di rosa, vaniglia e mandorle). Nel 1908 la ricetta appare variata sul Jack’s Manual di J. A. Grohusko, che miscela Old Tom gin, Italian vermouth e angostura e orange bitters. Anche Jacques Straub non si tira indietro nel donarci una propria versione: nel 1913, sul suo Straub’s Manual of Mixed Drinks, ritroviamo l’Old Tom gin, ma il vermouth italiano è sostituito con quello secco francese, tra i bitter rimane solo l’orange e compare per la prima volta la Creme Yvette.
L’intervento di Harry Craddock
Come spesso accade, è Harry Craddock a decretare la fine di un contenzioso storico per quanto riguarda le ricette di moltissimi drink: e nel suo The Savoy Cocktail Book del 1930 decide di inserire due versioni del Tribly. La prima, Trilby No.1, sembra una modernizzazione, secondo gli standard gustativi del periodo, della variante di Grohusko, da Craddock miscelata con London Dry gin e Italian vermouth in parti uguali, aromatizzati con qualche goccia di orange bitters; la seconda, Tribly No.2, riprende quella di Mahoney, unendo Scotch whisky, vermouth e Parfait Amour in medesime quantità, con l’aggiunta di orange bitters e assenzio.
La struttura
A mio gusto, la Trilby No.2 è quella che mi ha incuriosito di più sulla carta ed emozionato di più sul palato, poiché è un drink davvero interessante, avvolgente e a tratti complesso, di quella complessità data dall’utilizzo di aromatizzanti a volte un po’ “datati” per i gusti dei clienti di oggi, come l’assenzio e la crema di violette (che ho usato in sostituzione del Parfait Amour), ma la struttura centrale composta da whisky e vermouth non teme veramente rivali.
Indice
C’è whisky e whiskey
Blended o Single Malt? Non vi sono indicazioni specifiche nelle strutture che ho trovato fra le pagine dei ricettari, il che ci permette di connotare secondo le nostre preferenze il Trilby, giocando sui sentori tipici delle differenti famiglie del distillato scozzese di cereali o addirittura spingerci ad utilizzare whiskey di altre zone geografiche.