Martinez
Un drink ritornato in auge con la Cocktail Renaissance di inizio Millennio (dal 2010 giunta anche in Italia): ordinarlo al bancone del bar rappresentava spesso un “messaggio in codice” al bartender, una sorta di dichiarazione fra esperti in materia.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti in un mixing glass ben freddo, stirra con ghiaccio a cubetti e filtra in una coppetta ghiacciata. Infine, sprizza il twist di arancia.
Info
Famiglia
Tipologia
Creatore
Periodo storico
Iscriviti!
Indice
La questione Vermouth
“Figlio del Manhattan e padre del Dry Martini Cocktail” potrebbe essere il modo migliore per collocare il Martinez nella cronologia della storia della miscelazione.
Apparso intorno agli anni ’70 dell’Ottocento, il drink compare per la prima volta sul ricettario del 1884 di O. H. Byron The Modern Bartenders’ Guide.
La prima menzione ha fin da subito bisogno di qualche delucidazione: il cocktail viene descritto come simile al Manhattan, con la sostituzione del Gin al Whisky. Doppio problema: il libro riporta, proprio sopra a quella del Martinez, due ricette del Manhattan, la No.1 realizzata con French Vermouth e “gum syrup” e la No.2 realizzata con Italian Vermouth e Curaçao. Quale delle due versioni è di ispirazione per il Martinez, dunque? Erano forse miscelate già all’epoca della pubblicazione del libro di Byron due differenti versioni del Martinez? Ci ritroviamo qui nella stessa impasse che ci aveva accompagnato nella trattazione del Manhattan.
Altra questione: il Gin. Di quale gin sta parlando Byron? L’Old Tom, l’Holland Gin (conosciuto anche come Genever) o il più secco London Dry gin?
La tipologia di Gin
In nostro aiuto su quest’ultimo dilemma ci viene in soccorso David Wondrich su Imbibe!.
La versione più secca, quella del London Dry Gin, non sarà reperibile sul mercato statunitense con regolarità fino agli anni ’90 del XIX secolo, il che lo esclude dalla tipologia di distillati al ginepro con cui originariamente il Martinez veniva composto.
Altro aggancio di Wondrich: a metà dell’Ottocento per il porto di New York passavano ogni anno circa tre milioni di bottiglie di Genever, una quantità enormemente maggiore di quella di Old Tom Gin, che spesso non raggiungeva le 100.000 unità.
Inoltre, se il drink viene presentato come una variazione sul Manhattan, è giusto notare che il profilo del Genever è molto simile sotto il punto di vista organolettico a quello del Whiskey in quanto a sentori maltati. Anche nel caso si fosse utilizzato all’interno della ricetta del Martinez una versione “autoctona” del distillato aromatizzato al ginepro, secondo i libri di distillatori dell’epoca quest’ultimo prodotto statunitense era modellato sullo stile dell’acquavite olandese, decisamente più corposa e morbida rispetto alla tipologia inglese.
Dal Martinez al Martini
Nel 1887 anche Jerry Thomas inserisce il Martinez nel suo The Bar-Tender’s Guide, riportando la ricetta composta in quantità decrescenti di Vermouth (anche in questo caso non specificando la tipologia, ma l’utilizzo dell’Italian Vermouth comincia a diventare una consuetudine proprio in quegli anni), Old Tom Gin, Maraschino e Boker’s bitters, con la possibilità di aggiungere del “gum syrup” su richiesta del cliente.
A partire dalla ricetta di Jerry Thomas il Genever lascierà, progressivamente col passare del tempo, il posto all’interno del drink all’Old Tom prima e al London Dry Gin, a seguire la metamorfosi dei gusti dei consumatori e dei bartender, che rivedranno anche l’utilizzo di un Vermouth secco in sostituzione alla sua versione dolce, aprendo, con l’inizio del XX secolo, la strada al Dry Martini Cocktail.
Un nome, molti drink
Un altro libro che menziona il Martinez è quello scritto nel 1922 da Robert Vermeire, Cocktail – How to Mix Them. Vermeire ne riporta addirittura quattro ricette: la prima (Old Tom gin e French vermouth in pari quantità, Maraschino e Orange bitters) e la seconda (Plymouth gin e French Vermouth in rapporto 1 a 1, Angostura Bitters e sciroppo di arancia) entrambe col nome di Martinez, però con la specificazione che l’ultima delle due è la versione miscelata in Inghilterra, mentre l’altra è più apprezzata maggiormente sul Continente; quella rinominata Third Degree, miscelata come la prima (però con il Gin a doppiare la dose del Vermouth) con l’aggiunta di Assenzio e un’oliva in decorazione; e la Fourth Degree, con l’aggiunta di assenzio e medesime quantità di Gin e Vermouth, ma quest’ultima suddivisa fra la versione secca e quella dolce.
La canonizzazione IBA del Martinez
Con la Cocktail Renaissance di inizio Millennio, giunta da noi in Italia con un decennio di scarto, il Martinez è stato uno dei drink più apprezzati e miscelati dai barman in ogni angolo del globo, per la usa capacità di evocare epoche molto lontane e per il profilo aromatico che si sprigiona ad ogni sorso sottratto al bicchiere.
Ad oggi viene miscelato in molte versioni. Io ti suggerisco di scoprire quella che si incontra coi tuoi gusti, e vedrai che anche i tuoi clienti ne rimarranno affascinati.
Nel 2020, per la prima volta, è stato inserito nella lista IBA.
Indice
Quale il miglior Gin per il Martinez?
Preferisco utilizzare, come da vecchie ricette, un Old Tom Gin. Se invece cerchi un risultato più secco utilizza un London Dry Gin (come indica anche IBA ad esempio).
Prova la versione con il Genever sostituendolo all’Old Tom Gin. Ne apprezzerai il profilo aromatico.