Bull Shot
Ecco Consommé! Un drink audace ideato negli anni ’50 e riportato agli onori della cronaca da Dale DeGroff a metà anni ’80.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Metti tutti gli ingredienti in un tumbler freddo pieno di ghiaccio. Infine, decora con lo spicchio di limone.
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Indice
Brodo da smaltire
È David Wondrich, sul suo The Oxford Companion to Spirits & Cocktails del 2021, a fare chiarezza su uno dei drink più audaci della storia della miscelazione. Il Bull Shot (o Bullshot) è stato ideato al Caucus Club di Detroit, in Michigan, a metà degli anni ’50. Sembra che la paternità sia da attribuire a Lester Gruber (1907 – 1983), istrionica figura della ristorazione statunitense, e a John Hurley, in quel periodo divenuto da poco responsabile vendite del brodo in scatola Campbell’s e in cerca di una soluzione per aumentare il giro di affari del prodotto. La sostituzione del succo di pomodoro del Bloody Mary con il consommé già pronto pare nata dalla necessità e dal colpo di genio estemporaneo dei due.
Il twist col fagiano
A rendere preziose le righe dedicate da Wondrich alla storia del Bull Shot contribuisce, però, anche la testimonianza di una delle figure cardine della Cocktail Renaissance statunitense, ovvero Dale DeGroff, colui che ha riportato sotto i riflettori il drink.
Per quanto il Bull Shot abbia goduto fin dai suoi esordi di una discreta popolarità, fu la determinazione di DeGroff, in netta contrapposizione con il pensiero di Joe Baum (1920 – 1998), altro illustre esponente della ristorazione a stelle e strisce, a far raggiungere alla bevanda il successo internazionale. Nel 1984, Dale ricopriva l’incarico di head bartender presso il ristorante Aurora, di proprietà di Baum. Negli anni ’60, Dale aveva assaggiato il suo primo Bull Shot in un altro ristorante di Joe, il Charlie O’s del Rockfeller Center di New York, restandone piacevolmente colpito. Alla proposta di DeGroff di riproporre il drink presso l’Aurora, Baum fu inizialmente scettico, ma l’intervento dello chef stellato Gérard Pangaud lo convinse a dare una possibilità al cocktail, rivisitato con l’inserimento di un brodo di carne di fagiano in sostituzione del brodo in scatola.
L’ispirazione al ristorante cinese
Con il tempo, DeGroff ritornò progressivamente a realizzare il Bull Shot utilizzano il brodo in scatola, fattore che Baum iniziò a tollerare. A non convincere per niente il ristoratore, però, vi era l’accostamento del consommé con gli agrumi utilizzati in decorazione, ovvero il limone ed il lime. DeGroff trovò la soluzione a questa incompatibilità aromatica una sera che era a cena in un ristorante cinese: sul menù campeggiava una pietanza con brodo e arance. Tornato all’Aurora, sperimentò il nuovo accostamento che, complice qualche aggiustamento (come l’esclusione della salsa Worchestershire), convinse in maniera definitiva Baum.
L’antenato
L’utilizzo del brodo in miscelazione non è una prerogativa esclusiva di metà XX secolo. Se volessimo trovare un antenato illustre al Bull Shot dovremmo addentraci fra le pagine di un libro stampato nel 1888, il New and Improved Bartender’s Manual di Harry Johnson. Fra le ricette dell’opera compare infatti il Beef Tea: viene realizzato sciogliendo ¼ di cucchiaino di estratto di brodo (quello che è oggi è il comune “dado”) in acqua calda e servito con sale, pepe e sale di sedano a parte, per fare in modo che il cliente lo insaporisse a proprio piacimento. Qualora richiesto in versione alcolica dal cliente, Johnson consigliava di aggiungere “Sherry Wine” o Brandy alla miscela che, vista l’assenza del ghiaccio, veniva presentata calda.
La canonizzazione IBA
Il Bull Shot venne inserito nella lista IBA con la seconda codifica, quella del 1986. Venne confermato nelle due edizioni successive, quella del 1993 e del 2004, per poi venire sistematicamente escluso a partire da quella del 2011.
Indice
La ricetta di Dale DeGroff, riportata fra le pagine del The Ocford Companion to Spirits & Cocktails, prevede l’utilizzo di 45 ml di vodka, 100 ml di brodo di manzo, 5 ml di spremuta di arancia, 5 ml di “medium dry sherry” (amontillado o palo cortado), 2 gocce di Tabasco e una presa di pepe nero. Il sale viene escluso dalla ricetta poiché già presente, nella maggioranza dei casi, all’interno del brodo. Eseguendo la tecnica shake, il drink viene poi filtrato in un tumbler basso ricolmo di ghiaccio e decorato con una scorza di arancia.