Tom Collins
Un drink che segue le vicende del suo antenato più prossimo, il John Collins. Fra scambi di ricette, confusione nei nomi e un’origine contesa fra il di qua e il di là dell’Atlantico, fermiamoci a sorseggiare la miscela di limone, zucchero, gin e soda.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
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Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa gli ingredienti direttamente nel bicchiere pieno di ghiaccio e miscela delicatamente. Infine, decora con una fetta di limone.
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Indice
Il Gin Punch
Cerco di farla breve, perché su John Collins, Tom Collins, Gin Fizz e altre varianti, potrei occupare le pagine di un libro decisamente voluminoso.
David Wondrich su Imbibe! tratta la nascita del John Collins in modo telegrafico, e devo dire che la cosa funziona. La storia inizia con Stephen Price (1782 – 1840), impresario teatrale di New York, che come tutti gli abitanti dei cinque “bourroughs” della città americana conosceva una bevanda infallibile per rinfrescarsi dal torrido caldo di agosto: il Gin Punch, di origine inglese, ma ben ambientatosi negli Stati Uniti, modificato da Price con l’aggiunta di liquore al maraschino e la sostituzione dell’acqua naturale con quella sodata, allora di recente invenzione e di subitanea moda nei paesi più avanzati.
Da New York a Londra
Price nel 1826 si trasferisce in Inghilterra, a Londra, per prendere le redini del Theatre Royal e, qualche anno dopo, del Garrick’s Club, uno dei circoli più esclusivi della città, frequentato da aristocratici, capitani d’industria, artisti e attori. Nelle altrettanto torride giornate estive londinesi, Price fa preparare ai barman del Garrick’s la sua versione sodata del Gin Punch. I soci si innamorano della bevanda e la voce di questa miscela arriva alle orecchie di John Collins, capo cameriere al Limmer’s Hotel, che ne elabora una propria versione. Il drink ora è sulla bocca di tutti e grazie alla natura dei frequentatori del Limmer’s, composta da ammiragli, baronetti, duchi e generali, si sparpaglia per il mondo attraverso viaggi di piacere, impegni istituzionali e campagne militari.
Jenever e Old Tom
In Inghilterra il John Collins era preparato con English Gin, molto simile al Jenever olandese. Ri-attraversato l’Atlantico, negli Stati Uniti comincia ad essere chiamato Tom Collins, come appare anche sul ricettario del 1876 di Jerry Thomas, The Bar-Tender’s Guide, dove il drink viene più considerato come una famiglia di bevande miscelate piuttosto che un cocktail univoco, tanto che nelle tre ricette riportate al nome segue sempre la specificazione del distillato da utilizzare (“Tom Collins Whiskey”, “Tom Collins Brandy” e “Tom Collins Gin”).
Arrivati a questo punto, le cose si complicano ancora un pochino. In virtù del nome Tom, il Tom Collins col tempo comincia ad essere miscelato a base Old Tom Gin; al contrario, se un cliente avesse ordinato un John Collins, lo si sarebbe miscelato a base Jenever, per mantenersi fedeli alla versione importata dall’Inghilterra.
La scomparsa del Jenever
Sul finire degli anni ’40 del Novecento, la progressiva scomparsa del Jenever fra le preferenze dei consumatori statunitensi portò a sostituire il distillato olandese con il Whiskey americano nella realizzazione del John Collins, mentre la tendenza globale a preferire sapori più secchi rispetto al passato porterà i bartender a preparare il Tom Collins con l’impiego del London Dry gin, escludendo l’Old Tom dalla lista degli ingredienti.
La canonizzazione IBA
Il Tom Collins, col solo appellativo di “Collins”, è stato inserito nella seconda codifica IBA del 1986.
Con la codifica del 2020, alla voce del John Collins si parla della variante Tom Collins a base Old Tom Gin. Per questo motivo lo considero a tutti gli effetti un drink IBA.
Indice
Twist di limone
Un twist di limone, che molti non utilizzano, donerà un’incredibile nota molto fresca al drink.