Pantomime Cocktail
Hai una bottiglia di vermouth dry aperta che non sai come smaltire? Questa ricetta di Harry Craddock ti da una soluzione efficace e non scontata.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti in un Boston. Dopo aver effettuato una Dry Shake o montato gli ingredienti con un aerolatte, shakera con ghiaccio e filtra in una Coppetta Martini ghiacciata. Infine, sprizza gli olii essenziali di un twist di limone sulla superficie del drink.
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Indice
Le origini
Il Pantomime Cocktail compare sul The Savoy Cocktail Book di Harry Craddock del 1930. Data l’impossibilità di reperire la ricetta su pubblicazioni precedenti e successive, la paternità del drink è da attribuire con una certa sicurezza a colui che dal 1926 al 1938 ha ricoperto la carica di head bartender dell’American Bar dell’Albergo Londinese.
Originale nei suoi accostamenti, il Pantomime Cocktail è un drink che oggi risulta non propriamente facile da proporre ai clienti contemporanei, tendenzialmente rivolti a miscelati meno dolci e più orientati ai sapori secchi, ma per coloro appassionati di “gusti antichi” si rivela una miscela davvero indimenticabile. Il vermouth dry presente nella ricetta prova a riequilibrare il bilanciamento che sciroppo di granatina e di orzata spostano verso il gusto dolce; l’albume d’uovo, invece, dona una setosità e una morbidezza al cocktail davvero piacevole e vincente.
Ti presento Harry
Quando tengo i corsi di formazione in Drink Factory, non nascondo mai la mia ammirazione per Harry Craddock. Nato nel 1875 a Stroud, in Inghilterra, appena ventenne parte per gli Stati Uniti in cerca di lavoro. Dal 1901 trova impiego in diversi alberghi di lusso nelle città di Chicago, Cleaveland e New York, fra cui l’Hollenden Hotel, il Knickerbocker Hotel e l’Holland House, luoghi iconici per la storia della miscelazione e che hanno ospitato l’élite economica, politica e culturale statunitense e del resto del mondo. Nel 1916 ottiene la cittadinanza americana, ma con l’entrata in vigore del Proibizionismo (1919) si vede costretto a riattraversare l’Atlantico alla ricerca di un’occupazione. Una leggenda metropolitana racconta che fu l’ultimo bartender sul suolo statunitense a miscelare l’ultimo drink in maniera legale prima che il Volstead Act sancisse l’inizio del The Noble Experiment.
Nel 1920 viene assunto all’American Bar del Savoy Hotel di Londra, in quegli anni sotto la gestione della head bartender Ada Coleman, ideatrice dell’Hanky Panky. Nel 1926, la proprietà dell’albergo decide una completa riorganizzazione della struttura che coinvolge anche il bar: Ada viene accompagnata alla porta e al suo posto si cerca un bartender americano per connotare il bancone con un tocco più internazionale e per una “strizzata d’occhio” nei confronti della numerosa clientela statunitense che ogni giorno si siede ai tavoli e agli sgabelli dell’American Bar. Craddock, che aveva taciuto le sue origini inglesi e che durante la permanenza negli Stati Uniti aveva assunto accento e atteggiamenti marcatamente yankee, viene scelto per ricoprire la posizione. Dal 1926 al 1938 porterà il bar del Savoy Hotel ad essere il centro della mixology globale, servendo direttamente con le sue mani teste coronate, politici e star del cinema del calibro di Charlie Chaplin, Ava Gardner e Errol Flynn. Negli anni sotto la sua gestione, l’American Bar era ironicamente conosciuto con il nomignolo di “49° Stato americano”.
Ma portare l’American Bar nell’Olimpo della miscelazione non è stato il ruolo più importante giocato da Craddock. Ad averlo reso per sempre una figura a cui i bartender di tutto il mondo e di tutte le generazioni devono tanto è la stesura, nel 1930, del libro The Savoy Cocktail Book, che gli venne commissionato dall’albergo stesso. Il grande merito dell’opera è stato quello di salvare per i contemporanei e per i posteri una enorme quantità di ricette di drink classici (fra le pagine ne sono riportate oltre 700) che altrimenti sarebbero state dimenticate e perdute nei 13 anni che videro il Proibizionismo smantellare la cultura americana delle bevande miscelate. Curiosamente, dalle vendite del libro, Craddock non ricavò mai neppure una sterlina.
Nel 1938 passò dal Savoy Hotel al Dorchester Hotel, in cui rimase fino al suo ritiro, avvenuto nel 1947. Nel 1963 morì nella città di Kensington, dove venne sepolto in una fossa comune, date le ristrettezze economiche in cui versò negli ultimi anni della sua vita. Ancora oggi, quando mi chiedono quale sia secondo me il bartender più importante del XX secolo, non ho alcun dubbio: senza esitazione rispondo Harry Craddock.
Indice
Un tocco di freschezza
Il twist di limone, non presente nella ricetta di Craddock, apporta una sensazione di freschezza olfattiva che trovo molto appropriata in questo drink.
Il boost aromatico
Se vuoi implementare il profilo gustativo del drink, ti consiglio di aggiungere qualche goccia di Orange bitters per una punta di secchezza in più.