Whiskey Daisy
Una delle famiglie di bevande miscelate più oscura ed allo stesso tempo più iconica della storia. Approcciamoci al Whiskey Daisy, fra i drink più apprezzati di fine Ottocento.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Shakera tutti gli ingredienti e filtra in un Double Rock glass freddo colmo di ghiaccio. Infine, sprizza gli olii essenziali di un twist di limone sulla superficie del drink e decora con frutti di bosco.
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Indice
Le origini
Narra David Wondrich su Imbibe! che la famiglia di drink conosciuta con il nome di Daisies (plurale di “Daisy”) sia nata il 7 luglio del 1873 nel locale di Fred Eberlin su New Street, a New York, dalle mani di un barman di nome Frank. Frank si mise a miscelare il primo Daisy sulla base delle indicazioni di Billy Taylor, il cliente per cui creò il drink, e quando quest’ultimo assaggiò il risultato finale esclamò “By George, that’s a daisy”, traducibile con un “Per Giove, questa è una vera delizia!”. Nel 1883 il New York Journal riporta fra le sue pagine le notizie riguardanti un “whiskey daisy”, inventato qualche anno prima, particolarmente popolare al tempo e “…made something like the whiskey sour, with the addition of seltzer”.
Liquori e sciroppi aromatizzati
La descrizione del giornale è in linea con la ricetta presente sull’edizione del 1876 del The BarTenders’ Guide di Jerry Thomas, che viene riportata come la soprastante ricetta del Brandy Daisy, a base di sciroppo di zucchero, orange cordial, succo di limone e una spruzzata di soda, salvo sostituire, chiaramente, il Brandy con il Whiskey. Nell’edizione del 1887 dello stesso libro, l’orange cordial farà posto allo sciroppo di orzata. L’anno successivo, Harry Johnson riporta nel suo New and Improved Bartender’s Manual la sua versione del Whiskey Daisy, aromatizzato con la Chartreuse gialla. Quello che si evince da queste primissime ricette è che il Daisy sembra a tutti gli effetti un Sour impreziosito da sciroppi e/o liquori di frutta e leggermente diluito con uno splash di soda per dare una sensazione di effervescenza al drink, in quantità nettamente inferiore rispetto ad un Collins o ad un Fizz, e per amalgamare meglio gli ingredienti analcolici (agrumi ed edulcoranti, principalmente) prima dell’inserimento degli elementi “spiritosi”.
La scomparsa della soda
Con l’arrivo degli anni ’90 dell’Ottocento, il Daisy sembra evolversi in qualcosa di leggermente diverso: granatina e sciroppo di lamponi, i due edulcoranti più in voga del periodo, cominciano ad apparire nelle ricette; si riduce la presenza della soda, fino alla sua totale scomparsa con l’inizio del nuovo secolo; cominciano ad essere serviti con ghiaccio tritato e con una abbondante decorazione di frutta e menta. Così appaiono le ricette sullo Straub’s Manual of Mixed Drinks di Jacques Straub del 1913 e nel 1917 sul Recipes for Mixed Drinks di Hugo Ensslin.
La mia visione del Daisy, oggi, rispecchia maggiormente l’unione delle due scuole (la Old e la New School; trovi la spiegazione nella scheda del Brandy Daisy) che ci sono state presentate da David Wondrich, portando così nel bicchiere un drink fresco e fruttato.