Pimm’s Cup
Il Pimm’s Cup è da considerarsi come lo Spritz degli inglesi, servito nelle calde giornate estive come aperitivo e connesso a partire dal 1971 al torneo di Wimbledon, dove una serie di chioschetti ne miscelano circa 80.000 ad ogni edizione.
- Scheda
- Storia
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Ricetta
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Gusto
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Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti nel bicchiere freddo pieno di ghiaccio e miscela delicatamente. Infine, decora abbondantemente con la frutta.
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Indice
Le ostriche di James Pimm
Le Fruit Cup sono bevande della tradizione inglese rese celebri in epoca vittoriana, quando le prime tecnologie in ambito alimentare permisero di stabilizzare e imbottigliare questi prodotti di origine casalinga creati da un’infusione di frutta e spezie in liquori e distillati, soprattutto Gin.
James Pimm (1798 – 1866) creò, ed iniziò a servire, il più famoso marchio di Fruit Cup della sua epoca attorno al 1840, quando gestiva il Pimm’s Oyster Warehouse, un negozio/ristorante aperto nel 1823 e reso celebre per la qualità dei suoi frutti di mare, fra i quali soprattutto le ostriche.
Il Pimm’s Cup era ordinato dai clienti della Warehouse come digestivo di fine pasto, viste le rinomate doti stomachiche del ginepro e delle erbe amaricanti infusi nel gin con cui la bevanda era preparata. Tutt’oggi sulla bottiglia del Pimm’s No.1 è impressa la scritta “ESTD. 1840“, a volerne sancire la data di creazione.
Successivi sviluppi
Un’altra teoria sembrerebbe invece accreditare la nascita del Pimm’s Cup al successore di Pimm alla guida dell’Oyster Warehouse, Samuel Morey, a cui si deve la richiesta nel 1850 di una licenza per la preparazione di liquori.
Dopo qualche altro passaggio di mano, la direzione del locale venne assunta nel 1880 da Horatio David Davies, politico e uomo d’affari inglese che diede un taglio molto più imprenditoriale al marchio, sia aumentando il numero di ristoranti della nuova catena Pimm’s, sia rendendo il Pimm’s Cup conosciuto in tutto l’impero britannico, anche grazie alla propria rilevanza di uomo politico.
Fra storia e leggenda, a partire dagli anni ’30 del Novecento la produzione del Pimm’s Cup si è diversificata, andando ad includere prodotti realizzati con distillati differenti dal Gin, come il Pimm’s No.3 Cup a base di brandy, il Pimm’s No.4 Cup a base di Rum scuro, fino al Pimm’s No.7 Cup a base di Tequila, oggi fuori produzione.
Pimm’s Cup: ginger ale o soda al Limone?
Non sappiamo quando si è iniziato ad utilizzare la Ginger Ale come standard, ma sta di fatto che la prima volta che il Pimm’s Cup compare su un ricettario di cocktail è nel 1946, sul The Store Club Bar Book di Lucius Bebe. Qui lo possiamo trovare composto dal liquore, soda al limone e frutta.
La struttura del Pimm’s Cup
Oggi il Pimm’s No.1 Cup è servito allungato con ginger ale, soda al limone, ginger beer o “lemonade” (una tradizionale bevanda britannica consumata nel Regno Unito e in Australia), decorato con frutta (come agrumi, mela e fragole), menta e cetriolo. Viene preferibilmente consumato d’estate ed è il signature drink del Torneo di Wimbledon, la più prestigiosa competizione di tennis del mondo.
La canonizzazione IBA del Pimm’s Cup
Nel 1986 il Pimm’s Cup venne inserito nella seconda codifica della lista IBA, venendone escluso nella rielaborazione successiva del 1993.
Indice
Altri liquori?
Questo drink è caratterizzato dal Pimm’s No.1 e puoi chiamarlo in questo modo solo utilizzando quel liquore, ma se ci pensi puoi valutare di utilizzare questa struttura anche con altri liquori simili, come molti amari della tradizione italiana.
Bitter Lemon
Un’altra versione in cui si può trovare il Pimm’s Cup è con una soda al limone amara al posto della ginger ale.