Mint Julep
Il cocktail che ha portato il ghiaccio a divenire elemento imprescindibile delle bevande miscelate. Dalla Persia al Nuovo Mondo, passando attraverso la Guerra Civile e la piaga della filossera, oggi il Mint Julep è il simbolo del Kentucky Derby.
- Scheda
- Storia
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Ricetta
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Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Metti tutti gli ingredienti nel bicchiere freddo e massaggia bene la menta col bar spoon. Riempi il bicchiere con ghiaccio tritato e decora con un ciuffo di menta e frutti di bosco.
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Indice
Medicine dalla Persia
I Julep sono una delle famiglie di drink più antiche di tutta la storia della miscelazione. La loro origine ha radici arcaiche: la stessa parola julep deriverebbe dal persiano gûl-ab, che vuol dire “acqua di rose”, la quale nell’antichità designava una particolare categoria di bevande analcoliche preparate con petali di rose (o violette), zucchero e acqua.
Considerate alla stregua di medicine per molto tempo, possiamo ritrovare le prime testimonianze nel libro di Rhazes Kitab al-Mansuri fi al-Tibb (“Libro di medicina dedicato ad al-Mansur”, uno dei classici della medicina araba composto nel 903) e nelle sue successive traduzioni europee in latino a partire dal XV secolo.
Le ipotesi
Due sono le teorie riguardanti la nascita del Mint Julep.
La prima, espressa da Rein Mitenbuler sul suo libro Bourbon Empire, vuole che i petali di fiori siano stati sostituiti dalla menta una volta che la bevanda raggiunse il Mar Mediterraneo. La pianta medicinale è nota fin dall’antichità per le sue proprietà digestive, stimolanti delle funzioni gastriche, antisettiche e tonificanti. Fu solo una volta toccato il suolo americano che la versione contenente alcol prese piede.
La seconda, perorata da David Wondrich su Imbibe!, vedrebbe i Julep già preparati con alcol e erbe medicinali varie a partire dal 1600 in Europa, ma spetterebbe comunque agli statunitensi la tendenza al “minting of the Sling” (l’aromatizzazione degli Sling con la menta) e quindi la paternità del Mint Julep. “The first true American drink“, sempre secondo Wondrich, fu reso famoso soprattutto dalle mani di Orsamus Williams, uno dei primi bartender afroamericani divenuto popolare per le proprie capacità miscelatorie.
Le certezze
Sia Mitenbuler che Wondrich concordano però su alcuni dati: è in Virginia, attorno al 1810, che il Mint Julep vedrà la propria popolarità crescere in maniere continuativa fino alla Guerra Civile (1860-1865).
La prima versione del Mint Julep prevedeva l’utilizzo del Cognac francese (come riportato anche sul The Bar-Tenders’ Guide del 1862 scritto da Jerry Thomas), da solo o miscelato con altri vini, distillati e liquori, come il Peach Brandy, il Rye Whiskey, il Rum giamaicano, il Madeira o lo Sherry. Come per la storia di altri drink, sarà a causa della fillossera e del suo impatto sulla vite europea che alcune ricette vedranno subire delle sostanziali modifiche alla propria struttura, specialmente nella sostituzione del brandy con il whiskey, per venire incontro alla penuria di distillati di vino.
Nel corso degli anni vennero miscelate una vasta quantità di tipologie di Julep, a seconda del distillato e di altri prodotti alcolici presenti all’interno della ricetta, ma col tempo la versione a base Whiskey prese il sopravvento.
La popolarità del Mint Julep, inoltre, è indissolubilmente legata a quella di un altro elemento che proprio in quegli anni vedeva crescere il proprio commercio: il ghiaccio.
Arriva il ghiaccio!
È proprio negli anni fra il 1806 e il 1810 che Frederic Tudor, uomo di affari di Boston, avvia e perfeziona il commercio del ghiaccio su scala dapprima nazionale e successivamente internazionale.
Ancora considerato come un bene di lusso agli inizi dell’Ottocento, Tudor migliorò, dopo molti fallimenti, il trasporto di ghiaccio sulle lunghe distanze con sistemi isolanti di sua invenzione, riuscendo nel 1833 a trasportare acqua dei laghi ghiacciati americani fino a Calcutta. Soprattutto riuscì, sua vittoria più grande, ad aumentare la domanda del proprio prodotto con un grande senso per gli affari: i suoi primi clienti compravano ghiaccio per conservare cibo e medicine, ma ben presto allargò il proprio giro di affari vendendolo anche ai Caffè e alle famiglie benestanti in modo che potessero tenere in fresco le proprie bevande.
Narra la leggenda che ci riuscì escogitando questo metodo: durante le trattative, gli acquirenti venivano rinfrescati da cocktail simili a granite, omaggio della ditta, per dare loro sollievo dal caldo sole americano. Dopo aver provato la sensazione rinfrescante di una bevanda ghiacciata chiedevano il bis, ma al “secondo giro” Tudor presentava loro il conto, consapevole del fatto che la gente non avrebbe sopportato di vedersele servire nuovamente tiepide.
Come riporta David Wondrich sul suo The Oxford Companion to Spirits & Cocktails del 2021, è proprio nel 1807, in Virginia, che la prima attestazione della presenza del ghiaccio all’interno del Mint Julep è confermato dai quotidiani del tempo. Il 4 Maggio di quell’anno, una pubblicità per i Wig Wam Gardens di Norfolk cita fra le bevande consumabili dai clienti gli “Iced Juleps“. E’ la prima testimonianza dell’utilizzo del ghiaccio nella presentazione di un cocktail, che cambierà per sempre la storia della miscelazione.
Fra gli anni ’30 e ’40 dell’Ottocento, nei pressi di New York, la bevanda era conosciuta con il nome di “Hailstorm Julep” (da “hailstorm”, grandine) perché presentata con piccole scaglie di ghiaccio nel bicchiere di servizio che ricordavano nella dimensione quella dei chicchi di acqua congelata che cade dal cielo durante una grandinata.
Il Kentucky Derby
Come già preannunciato, dalla guerra Civile in poi il Mint Julep sembra aver perso gran parte della sua popolarità in favore di altre bevande miscelate, per quanto sui ricettari antichi la sua modalità di preparazione venga riportata molto spesso. Dal 1938 il Mint Julep è considerato il drink per antonomasia del Kentucky Derby, una competizione ippica che si svolge dal 1875 all’ippodromo Churchill Downs di Louiseville, in Kentucky, sulla distanza di un miglio e un quarto (poco più di due km) riservata ai purosangue inglesi di tre anni. Ogni anno, durante la due giorni dedicata alle corse in programma, circa 120.000 Mint Julep vengono realizzati dai bartender in servizio, per i quali vengono utilizzati circa 10.000 bottiglie di whiskey, 500 kg di menta e 25.000 di ghiaccio tritato.
La canonizzazione IBA
A partire dalla codifica del 2011 il Mint Julep è presente nella lista IBA.
Fresco e dissetante, dolce e aromatico, il Julep è declinabile in una quantità infinita di versioni sulla base della personalizzazione che i suoi tre ingredienti (zucchero, menta e distillato) permettono di approntare.
Indice
Lo zucchero
Preferisco utilizzare direttamente lo sciroppo di zucchero che scioglierlo al momento in acqua. I 10 ml riportati in ricetta sono una dose indicativa: sperimenta per trovare il tuo personale bilanciamento.
La Julep cup
In assenza della tradizionale Julep Cup d’argento (che alcune aziende di sono messe a riprodurre sul mercato), utilizza un tumbler della stessa capienza.
Il Julep Strainer
Anche se ti vedo che lo utilizzi come strainer o come paletta per il ghiaccio, il Julep Straine (grande cucchiaio forato) è un oggetto legato a questo drink, permettendo di poterlo bere trattenendo ghiaccio e menta.
Piccole varianti famose
Puoi aggiungere, come nelle vecchie versioni, piccole dosi di Rum giamaicano o Liquore alla pesca.