Alamagoozlum
Avete presente precipitevolissimevolmente? Abracadabra, Mr. Morgan! Un cocktail impossibile che funziona alla grande.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti in un Boston. Dopo aver effettuato una dry shake o montato gli ingredienti con un aerolatte, shakera con ghiaccio e filtra in una coppetta ghiacciata. Infine, sprizza il twist di limone.
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J.P. Morgan, un bartender mancato
Un drink dai connotati misteriosi tanto quanto è difficile la pronuncia del suo nome. L’Alamagoozlum appare per la prima volta sul ricettario del 1939 di Charles H. Baker, The Gentleman’s Companion: Around the World with Jigger, Beaker and Flask. L’autore ne attribuisce la paternità a John Pierpont Morgan, meglio conosciuto come J. P. Morgan (1837 – 1913), banchiere, magnate della siderurgia e della finanza, filantropo e collezionista d’arte, il cinquantanovesimo uomo più ricco di tutti i tempi… ed evidentemente un bartender mancato!
Il rimedio omeopatico
Altre due menzioni sulla stampa sembrano donarci qualche informazione in più sul drink: nel 1937 sul quotidiano di Louisville in Kentucky, il Courier Journal, apparve già una conferma alla teoria di Baker, in quanto il giornalista Sam W. Severance, a cui un anonimo lettore di Kingston aveva inviato un libretto di ricette di drink al cui interno compare l’Alamagoozlum, riporta che il drink viene descritto come il cocktail personale di J. P. Morgan; nel 1935, sull’Indianapolis News, viene citato un rimedio omeopatico utilizzato contro l’influenza e il raffreddore chiamato Plantation Alamagoozlum, il che collega il nome del drink ad un’origine magica e arcana, come se si trattasse di una formula magica, un Abracadabra di due secoli fa.
Grazie Ted Haig!
Non avrei mai scoperto o considerato questo cocktail se non fosse stato per il libro di Ted Haigh Vintage Spirits & Forgotten Cocktails del 2009, composto da 120 ricette di meravigliosi classici dimenticati e nascosti.
La verità sull’Alamagoozlum
A guardare la lista di ingredienti che lo compongono, sembra proprio la ricetta di una pozione uscita dalla mente di un apprendista stregone: Rum giamaicano, Genever, Liquore alle erbe francese (verde o giallo a piacimento), sciroppo di zucchero, acqua, Curaçao, un bianco d’uovo e aromatic Bitters (15 ml per cinque drink, il che significa che ogni Alamagoozlum conteneva 3 ml di Bitters, la quantità di un bar spoon).
Sulle carte un’accozzaglia di elementi, in bocca una meraviglia! L’Alamagoozlum regge la prova del gusto, e lo fa molto bene. In un crescendo di ingredienti aromatici, ognuno apportatore di sentori specifici, come il maltato del Genever, gli esteri del Rum giamaicano, l’eleganza erbacea e complessa del liquore, il corpo del triple sec all’arancia e le note speziate dell’aromatic bitters, Morgan è riuscito a trovare un senso alle note sparse sul pentagramma per creare una sinfonia in cui l’uovo, con la sua morbidezza e setosità legante, fa da direttore d’orchestra.
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