Silver Fizz
L’albume entra di prepotenza nella storia della miscelazione per merito di questo drink. Un Gin Fizz con corpo e struttura.
- Scheda
- Storia
- Note
Ricetta
Sapore
Gusto
Sensazione
Aroma
Consistenza
Numeri
Calorie
Ten. alcolico
Preparazione
Versa tutti gli ingredienti in un Boston ad eccezione della soda. Dopo aver effettuato una Dry Shake o montato gli ingredienti con un aerolatte, shakera con ghiaccio e filtra in un Fizz glass freddo e senza ghiaccio. Infine, aggiungi la soda ben fredda, miscela delicatamente e sprizza gli olii essenziali di un twist di limone sulla superficie del drink.
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Periodo storico
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Indice
Le origini
La prima menzione che sono riuscito a reperire del Silver Fizz risulterebbe essere quella sul New and Improved Bartender’s Manual del 1882 di Harry Johnson, che lo realizza utilizzando un Old Tom gin. Curiosamente, mi ha sempre catturato l’idea che sembra siano stati i Fizzes ad aprire la strada all’uso dell’albume in miscelazione, ancora prima dei Sours, quando in realtà tendiamo a rapportare molto più facilmente quest’ultima famiglia con l’utilizzo dell’ingrediente schiumogeno. Se, infatti, dall’opera di Johnson in poi non è per nulla difficile trovare altri ricettari che trattino il Silver Fizz o altri Fizzes resi vellutati dalle proteine delle uova (come il Morning Glory Fizz o il Ramos Gin Fizz), per riscontrare l’integrazione dell’albume nei Sours dobbiamo aspettare circa dieci anni, dal 1883 al 1892 (dalla data di pubblicazione della Bar-Keeper’s Guide di Pat McDonough a quella del The Flowing Bowl di William Schmidt), affinché l’aggiunta inizi a canonizzarsi.
Un consiglio inascoltato
Nonostante la pubblicazione di Schmidt però, che riporta le ricette del Delicious Sour e del Oriental Brandy Sour con l’incorporazione dell’albume, il suo consiglio venne ignorato per altri 30 anni, fino a quando Robert Vermeire sul suo Cocktail – How to Mix Them non inserì la frase “A few drops of white of egg improve all Sours”, rendendo da allora in poi una consuetudine questa pratica. Nel corso degli anni ho cercato una risposta a questa curiosità e credo di essere arrivato al bandolo della matassa ragionando sulle famiglie dei drink precedentemente citati. Se infatti i Sours restavano collegati con il concetto di svago ed edonismo, la realtà dietro ai Fizzes risultava più complessa: non solo bevanda di piacere, ma veri e propri Corpse Reviver, Eye-opener, Hair of the Dog (questi sono solo alcuni dei termini gergali che si utilizzavano), ovvero miscele sviluppate per smaltire più velocemente gli effetti dei postumi di una sbronza. E come potete leggere nella scheda dedicata al Morning Glory Fizz, c’è materiale per credere che l’albume dell’uovo fosse un elemento fondamentale per questa finalità.
La struttura
Come potete intuire, non vi è molto da aggiungere alla descrizione del drink rispetto a ciò che abbiamo già detto nella trattazione del Gin Fizz. L’aggiunta dell’albume rende il drink più vellutato, etereo ai primi sorsi, delicato ed avvolgente, con quella texture donata dalle proteine delle uova. Una bevuta che richiama il sorso successivo senza sforzo, in un susseguirsi di dolcezza, acidità, note botaniche e corposità che rendono il Silver Fizz un ottimo cocktail ordinabile a tutte le ore del giorno.
Indice
Il consiglio di Harry
Sul libro di Johnson il Silver Fizz è presentato con la scritta “bevetelo alla svelta!”.
Customizzabile
Il drink è molto personalizzabile, vista la struttura della sua ricetta. La parte acida può essere data al limone o ad altri agrumi, ad un loro mix o essere sostituita da un altro ingrediente acido; la parte dolce può mutare alla luce di tutte le declinazioni che può assumere lo zucchero in purezza o sotto forma di sciroppo; il kick alcolico è a discrezione del distillato che preferisci utilizzare (io, ad esempio, adoro “tagliare” il gin con altri ingredienti alcolici, spesso liquori, come la Chartreuse verde); la parte sodate dei Fizzes è reinterpretabile in migliaia di modi. Sperimenta e trova la tua ricetta.